REGGIO EMILIA – Le sentenze definitive del processo Aemilia hanno identificato in Nicolino Sarcone il capo della cosca Grande Aracri in Emilia. E i collaboratori di giustizia, in particolare Antonio Valerio, hanno confermato che la famiglia Sarcone aveva “il comando su Reggio a livello ‘ndranghetistico”. Bisogna dunque chiedersi se le recenti condanne possono avere avuto effetti sugli equilibri tra le famiglie.
Nicolino Sarcone, già ritenuto colpevole di associazione mafiosa nel 2013 al termine del processo Edilpiovra, è stato in seguito condannato a 15 anni nel processo Aemilia e poi a 30 anni per gli omicidi di Nicola Vasapollo e Giuseppe Ruggiero, assassinati nel 1992. E’ invece di 9 anni la pena inflitta due mesi fa in appello a Carmine Sarcone per mafia. Su Gianlugi Sarcone, in carcere dal gennaio 2015, c’è la condanna a 14 anni e 6 mesi emessa lunedì dalla Corte d’appello di Bologna.
Nelle carte della Dda è descritta la “incessante ascesa economica” di Gianluigi Sarcone: “A nome delle sue imprese – si legge – acquista terreni, ottiene finanziamenti, edifica. Da tutta questa operatività imprenditoriale si rileva una forte capacità economica con disponibilità liquida a pronti tale da essere sempre solvibile con le banche”. Prende forma un piccolo impero costituito da immobili, terreni, aziende e attività finanziarie. Un impero che supera i confini nazionali.
Nel 2014 le rogatorie internazionali portano a scoprire appartamenti e conti correnti in Lituania. Nel 2017, nel corso di una perquisizione del capannone Sarcia a Ghiardo di Bibbiano, emergono le tracce documentali di trasferimenti di fondi e di investimenti in Romania e in Bulgaria. Beni per un valore di 13 milioni di euro sono stati sequestrati e infine confiscati nel giugno scorso.
Il colpo inferto dalla giustizia alla famiglia Sarcone è stato durissimo. Tre dei quattro fratelli sono in carcere, il patrimonio è stato almeno in buona parte sottratto al controllo della famiglia. Ma non è detto che questo significhi di per sé un passo indietro, un avvicendamento ai vertici dell’organizzazione.
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