REGGIO EMILIA – La sentenza della Corte d’Assise d’appello di Bologna ha ribaltato il giudizio di primo grado sugli omicidi di Nicola Vasapollo e Giuseppe Ruggiero, nel 1992, condannando i quattro imputati: Nicolino Grande Aracri, Antonio Ciampà, Angelo Greco e Antonio Le Rose. Dalle motivazioni della sentenza esce fortemente rafforzata la credibilità delle collaborazioni di Antonio Valerio e Angelo Salvatore Cortese.
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Collaboratori credibili, non mossi da astio o spirito di vendetta, che si sono autoaccusati di reati per i quali erano già stati assolti oppure non erano mai stati indagati, fornendo elementi che sono stati riscontrati dalle verifiche degli inquirenti. Le difese degli imputati, in particolare quella del boss Nicolino Grande Aracri, hanno tentato di incrinare la credibilità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Antonio Valerio e Angelo Salvatore Cortese, mettendo in evidenza errori, discrepanze e incongruenze vere o presunte. Ma i due hanno superato il severo esame della Corte d’Assise d’appello di Bologna.
Cortese, ricordano i giudici, iniziò la sua collaborazione nel 2008. All’epoca era in carcere per una vicenda di droga per la quale patteggiò una pena di 2 anni e 10 mesi. Non era accusato di nessun omicidio e dopo l’operazione Scacco Matto era stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa. Sarebbe uscito di lì a poco e invece lui, “stretto collaboratore di Nicolino Grande Aracri”, si autoaccusò di 8 omicidi, per sei dei quali non era mai stato indagato. Nelle motivazioni è riportato l’elenco delle “sentenze irrevocabili che – si legge – attestano la credibilità soggettiva del Cortese, la sua intraneità alla consorteria e l’approfondita conoscenza delle sue vicende”.
Lo stesso vale per Valerio, la cui collaborazione è iniziata molto più recentemente, nel giugno 2017, mentre era imputato nel processo Aemilia. Le accuse contro di lui, mosse proprio da Cortese, per l’omicidio di Giuseppe Ruggiero, erano state archiviate. Valerio, confessando, è andato incontro a una condanna a 8 anni e ha rinunciato a fare appello. In questi anni ha confessato anche numerosi altri fatti criminali, dando il la ad altre indagini e ad altri processi. Valerio, scrivono i giudici, “ha fornito particolari così precisi rispetto all’omicidio Ruggiero, alcuni non emersi nemmeno all’epoca delle indagini, che non possono che essere il ricordo di un’esperienza vissuta personalmente”.
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