REGGIO EMILIA – Il sequestro di beni per 10 milioni di euro che ha colpito Giuseppe Iaquinta è l’ultimo di una ormai lunga serie di provvedimenti contro soggetti imputati e condannati in processi per mafia.
Per primo toccò a Francesco Grande Aracri, fratello del boss Nicolino, residente a Brescello: un sequestro da 3 milioni di euro nel novembre 2013, a cui se ne aggiunsero altri nel 2015 per un valore complessivo di 5,5 milioni. L’anno dopo fu la volta dei fratelli Sarcone di Bibbiano: beni per 5 milioni, più altri 8 sequestrati nel 2018. Tutto confiscato nel 2020. Nel gennaio 2015 furono bloccati immobili, conti correnti e aziende della famiglia Vertinelli di Montecchio: 10 milioni, poi saliti a 30. Il provvedimento a carico di Giuseppe Iaquinta, chiesto dalla Direzione Investigativa Antimafia al tribunale di Bologna, è dunque l’ultimo di una serie ormai lunga di misure che hanno colpito il patrimonio di famiglie considerate legate alle cosche.
Nel complesso, gli immobili gestiti dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata sono nella nostra provincia 283, rispetto ai 213 di Parma e ai 46 di Modena. Di questi, 57 immobili sono nel comune di Brescello. Sono invece 34 le aziende sequestrate o confiscate, di cui 10 nel comune di Don Camillo e Peppone. In provincia di Modena sono 10, a Bologna 24. Tredici quelle che l’Agenzia ha destinato agli enti locali, allo Stato o è riuscita a vendere: 3 a Reggio Emilia e a Cadelbosco Sopra, 4 a Brescello, 2 a Bibbiano e una a Reggiolo.
Tra i soggetti colpiti dai sequestri ci sono anche Pasquale Brescia per 500mila euro, Antonio Silipo e Gaetano Blasco, ciascuno per un milione e mezzo, Antonio Muto classe 1955 e Francesco Falbo per 10 milioni a testa. Il provvedimento più ingente, valutato 150 milioni di euro, risale al gennaio 2015 quando fu disposto il sequestro di Save Group, Save Engineering e Impregeco, società dell’imprenditore reggiano Giovanni Vecchi che, secondo le sentenze del processo Aemilia, erano occultamente controllate da Alfonso Diletto, numero due della cosca Grande Aracri nella nostra regione. Queste misure patrimoniali, con poche eccezioni, sono scaturite dalle indagini penali condotte da Marco Mescolini e Beatrice Ronchi della Dda di Bologna.
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