REGGIO EMILIA – Sono stati sottoposti a confisca definitiva i beni, mobili e immobili, di Pasquale Brescia, già condannato in primo grado nel processo Aemilia e in Appello per le minacce al sindaco di Reggio Luca Vecchi.
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L’appartamento intestato alla figlia a Milano, i terreti a Cutro, diversi conti correnti aperti nelle filiali reggiane di alcune banche.
Erano stati sequestrati nel 2016 i beni, mobili e immobili, riconducibili a Pasquale Brescia: oggi la confisca definitiva. I beni, del valore complessivo di oltre 500mila euro, appartengono allo Stato.
La Direzione Investigativa Antimafia di Bologna, coadiuvata dai colleghi del Centro Operativo di Milano e della Sezione Operativa di Catanzaro, ha eseguito il provvedimento emesso dal Tribunale di Reggio Emilia, su proposta del Direttore della DIA. Pasquale Brescia, 53enne originario di Crotone ma domiciliato in città, è detenuto nel carcere di Parma.
L’imprenditore si era trasferito nella nostra regione nel 1989 e aveva partecipazioni in imprese edili ed immobiliari. Arrestato nel 2015 nell’ambito dell’operazione Aemilia, nel 2018, è stato condannato in primo grado con rito abbreviato a 16 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso, era considerato collaboratore diretto del boss dell’ndrangheta Nicolino Grande Aracri. Nello stesso anno Brescia è stato anche condannato, con rito ordinario, a 6 anni e 9 mesi per aver intestato fittiziamente alla moglie il ristorante Antichi Sapori, a Gaida, per evitare le misure di prevenzione.
Nel processo d’Appello di Aemilia, in corso a Bologna, Pasquale Brescia sarà giudicato da un collegio diverso: il suo legale ha ottenuto l’astensione per incompatibilità del giudice a latere Giuditta Silvestrini. Il magistrato aveva fatto parte del collegio che lo scorso anno lo aveva condannato in Appello, ribaltando la sentenza di primo grado, a sei mesi di reclusione per la lettera di minacce inviata al sindaco di Reggio Luca Vecchi.
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