REGGIO EMILIA – Le inchieste Aemilia, Grimilde e quella sugli spari contro le pizzerie si intrecciano, e il minimo comune denominatore è il Coronavirus, o meglio la paura del contagio in carcere addotta dai detenuti per associazione di stampo mafioso o per condotte aggravate dal metodo mafioso per chiedere i domiciliari.
Un precedente, che ha scatenato non poche reazioni, c’è: la decisione del giudice di sorveglianza del tribunale di Milano di concedere, appunto, i domiciliari al 78enne capomafia di Palermo, Francesco Bonura. E così anche i principali presunti protagonisti delle operazioni contro la ‘ndragheta sul territorio chiedono di poter uscire presentando istanza al tribunale competente di Bologna.
Ne dà notizia l’edizione on line del Fatto Quotidiano, nominando Giuseppe Iaquinta come uno di coloro che ha fatto richiesta al tribunale competente di Bologna. Nei giorni scorsi attraverso un post su Instagram il figlio, Vincenzo, campione del mondo con la nazionale di calcio e a sua volta condannato a due anni per irregolare detenzione di armi, ribadendo l’innocenza di suo padre denunciava la situazione in cui si trovava in carcere a Voghera, una cella in cui a suo dire mancano totalmente le distanze di sicurezza. Giuseppe Iaquinta, condannato a 19 anni nel primo grado del processo Aemilia, è in attesa del pronuciamento della corte d’Appello, il processo dovrebbe riprendere a metà maggio nell’aula bunker del carcere della Dozza a Bologna.
Ha chiesto già più volte i domiciliari, per ora rigettati, Carmine Sarcone, indicato da uno dei pentiti del processo Aemilia come il reggente attuale della cosca. Rigettata anche, per ora, l’istanza di Cosimo Amato, uno dei tre figli di Francesco, sequestratore delle Poste di Pieve e anche lui tra i condannati del primo grado di Aemilia. Cosimo è ritenuto responsabile, assieme ai fratelli Michele e Mario, degli spari intimidatori contro quattro pizzerie di Reggio Emilia, fatti di un anno e due mesi fa.
Sono in attesa dell’inizio del processo gli indagati nell’operazione Grimilde, che mette Brescello al centro di attività illecite a scopo estorsivo e aggravate dal metodo mafioso. Tra loro c’è Giuseppe Caruso, ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza espulso da Fratelli d’Italia dopo l’arresto del giugno scorso. Anche lui ha chiesto di essere messo ai domiciliari lamentando sintomi Covid.
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