REGGIO EMILIA – “I pazienti hanno iniziato a parlare. Si sono resi conto di non essere soli, che altri erano guariti o stavano facendo un percorso, e da lì siamo parlati”, spiega il direttore della Fondazione Grade Roberto Abati.
La storia straordinaria del Grade fatta di appartenenza e di solidarietà, raccontata durante la cena virtuale. Tanti ospiti che si sono alternati in studio e nei collegamenti, i rappresentanti delle istituzioni e i protagonisti dell’avventura che ha portato, tra l’altro, alla nascita del Core. “Già i cittadini erano entrati nella struttura, per la prima volta entravano i pazienti. Quel giorno il Core ha iniziato a vivere”, dice l’infermiera Dora Valentini.
Un saluto a sorpresa è arrivato da rocker Luciano Ligabue: “Un saluto affettuoso al Grade, che ha fatto un lavoro importante negli anni, e un abbraccio a tutti gli operatori del Core”.
I tanti amici a casa a tavola davanti alla televisione, in attesa di ritrovarsi ancora insieme alle fiere e di sapere qual è il prossimo progetto da sostenere: “Ora l’impegno grosso sarà sulla ricerca – dice il presidente Francesco Merli – E’ fondamentale. Abbiamo tue progetti già in piedi in collaborazione con la Fondazione Italiana Linfomi. E’ facile chiedere impegno economico o di volontariato, ma quello che si semina sulla ricerca si vede dopo qualche anno”.
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