CAVRIAGO (Reggio Emilia) – Mantenere vivo il ricordo di Federica Menabue è solo uno degli obiettivi di questa iniziativa: la famiglia dell’insegnante reggiana, con il supporto della Provincia di Reggio e dell’Associazione Nondasola, ha ideato un premio che vuole dare ai ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie della provincia, la possibilità di esprimersi sul tema delle pari opportunità, a cui Federica era particolarmente interessata. La parità di genere, la cultura del rispetto e il contrasto della violenza sulle donne sono gli ambiti su cui i giovani sono invitati a riflettere in questo concorso.
Spiega Claudia Martinelli, consigliera delegata per le pari opportunità per la Provincia di Reggio Emilia: “E’ importante dare la possibilità ai ragazzi di poter mettere le mani in pasta su un tema così importante come quello delle pari opportunità, ragionarci, dare linfa vitale e nuova a riguardo”.
Nata e vissuta a Cavriago, Federica era particolarmente attiva nella promozione della cultura letteraria e dei diritti, amava stare con i ragazzi e la sua scomparsa nel settembre del 2023 ha lasciato un segno profondo nella comunità reggiana, soprattutto in quella cavriaghese.
Secondo la sindaca di Cavriago Francesca Bedogni “questo premio restituisce a lei e alla sua famiglia, a cui siamo tutti molto legati a Cavriago, quello che ci ha dato. Attraverso questo premio teniamo viva la memoria di Federica”.
Non solo insegnamento a scuola, ma anche impegno nell’associazione Nondasola, di cui Federica è stata volontaria, un’attività in cui ha messo l’anima, ci spiega Alessandra Campani, socia fondatrice.
Il bando vuole dunque portare avanti le sue parole e le sue idee nello spazio scolastico, luogo in cui avrebbe voluto continuare a dedicare il proprio tempo a contatto con i ragazzi e le ragazze.
Conclude Federico Serri, marito di Federica: “Per Federica l’insegnamento dei ragazzi e delle ragazze era vita, era ossigeno. Aveva la capacità di entrare in empatia con i ragazzi, tirare fuori le loro emozioni più vere e il loro essere”.
Margherita Magnani
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