REGGIO EMILIA – Come è stato possibile che la Nuova Castelli, azienda reggiana tra i principali operatori del settore dei formaggi Dop, con quote di mercato e impianti in tutto il mondo, abbia accumulato perdite per 100 milioni di euro in tre anni?
Il gruppo ha registrato una riduzione dei ricavi, soprattutto per effetto di una diminuzione delle vendite di montasio, pecorino romano, fesa e mascarpone. Ma questa flessione non basta certo a spiegare un disavanzo del genere e la necessità di un’iniezione di 210 milioni di euro da parte di Lactalis.
In realtà, proprio il passaggio dal fondo inglese Charterhouse alla multinazionale francese, all’inizio del 2020, ha fatto venire i nodi al pettine. Lactalis ha deciso, ad esempio, di svalutare immobili inutilizzati e soprattutto attività che hanno subito perdite durevoli di valore. Questa operazione di pulizia di bilancio, da sola, ha fatto emergere perdite per 23 milioni di euro. Altri 13 milioni di euro è costata la svalutazione delle società controllate negli Stati Uniti. E’ venuta alla luce anche la situazione di deficit patrimoniale della società controllata Alival, azienda con sede a Pistoia che produce pecorino toscano, mozzarella e formaggi a pasta filata. Il valore della partecipazione è stato svalutato di oltre 15 milioni. Per salvare Alival, Nuova Castelli ha rinunciato alla restituzione di un finanziamento di 20 milioni. Analoga rinuncia è stata fatta per 4 milioni di crediti vantati nei confronti di un’altra società controllata, la Nuova Castelli Formaggi.
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