REGGIO EMILIA – Sono migliaia le donne reggiane che tra anni ’60 e ’70 hanno lavorato nel settore tessile a domicilio o come operaie in grandi fabbriche. Alla loro storia e alla storia delle loro lotte, culminata con l’occupazione dell’azienda di confezioni Confit, del Calzificio Bloch e con l’interminabile vertenza Max Mara, è dedicata “amatissime”, una mostra promossa dalla Cgil reggiana.
“E’uno snodo fondamentale della storia sociale di questo territorio – ha commentato Valerio Bondi della segreteria provinciale – Si tratta di una mostra che racconta una fase di conflitto sociale molto aspro, ma racconta anche la trasformazione di un settore, di un territorio di un modo di lavorare e delle aziende e, soprattutto, racconta del rapporto tra lotta operaia e soggettività femminile, perché è una mostra in cui le protagoniste sono operaie e donne”.
La mostra attraverso 120 fotografie, decine di documenti dell’epoca, installazioni sonore e videotestimonianze, racconta le lotte delle operaie tessili per migliori condizioni di lavoro, per la salute, per difendere le fabbriche dalla dismissione e non solo.
“ Sono anche donne che si sono mobilitate per altri diritti non solo loro, come ad esempio gli asili nidi – dice Eloisa Betti Docente Incaricato di Storia del Lavoro all’Università di Bologna, curatrice della mostra – e per tante altre battaglie di civiltà che negli anni ’70 hanno visto protagoniste le donne”.
“Amatissime” sarà visitabile fino al prossimo 8 marzo e a ben pensarci per molti reggiani sarà come sfogliare una sorta di album di famiglia. “Mi vien da dire che sia un album di una comunità – ha detto Stefania Carretti, curatrice dello Spazio Gerra – Sono fotografie che forse abbiamo in casa un po’ tutti quanti, fotografie di picchetti, di giornate passate con i colleghi e con le colleghe dentro l’azienda occupata e quindi momenti veramente di grande coinvolgimento”.
Paolo Borciani
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