CORREGGIO (Reggio Emilia) – E’ morto Vladimiro Torre, per anni, referente delle comunità rom e sinti di Reggio Emilia. I funerali si svolgeranno domani alle 14 nella sua abitazione a Budrio di Correggio.
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“I campi nomadi sono lager: vanno chiusi. Solo così si può pensare di ridurre la criminalità”. Era una delle convinzioni di Vladimiro Torre, fondatore e presidente dell’associazione Them Romanò di Reggio Emilia, di cui era stato anche referente regionale. Si tratta dell’associazione, nata in Abruzzo nel 1991, con l’obiettivo di valorizzare e diffondere le tradizioni culturali dei rom e dei sinti che vivono in Italia.
Si era sempre impegnato per l’integrazione e al tempo stesso per la difesa dei diritti di rom e sinti.
Torre si è spento all’età di 75 anni: viveva a Budrio di Correggio, dove anni fa, aveva acquistato un terreno su cui aveva montato delle casette prefabbricate per sé e per i propri figli. Nel marzo del 2020 se ne era andata la moglie Catia, all’età di 70 anni.
Era nato a Carpi nel 1946 e aveva sempre svolto l’attività di giostraio.
Nel 2009 si candidò a consigliere comunale a Reggio Emilia nelle file di Rifondazione Comunista, ma non venne eletto. E’ uno degli autori del volume “Storie e vite di sinti dell’Emilia”, pubblicato nel 2005.
L’alternativa ai campi nomadi secondo Torre? “Bisognerebbe – disse qualche anno in una intervista – realizzare microaree in ogni comune che possano accogliere al massimo quindici persone. I terreni li pagheremmo noi, magari con l’aiuto di un contributo pubblico. Aree più piccole sarebbero più controllabili e si potrebbero così ridurre spaccio, furti e altri reati”.
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