REGGIO EMILIA – “Oggi siamo tutti tristi perché è la conferma della perdita di un caro amico, collega, pilota al quale eravamo tutti molto affezionati. Tra noi siamo tutti legati da questa passione che rende l’amicizia ancora più forte”. Così Sergio Soliani della scuola di volo Top Gun, dove al dolore si aggiunge un pizzico di consolazione: “Perché il fatto di aver trovato finalmente il relitto con il cadavere del povero Ivano all’interno dà la possibilità alla famiglia e agli amici di portare un fiore o, per chi crede, recitare una preghiera”.
E’ da qui che, la mattina del 28 gennaio scorso, Ivano Montanari è partito. Nell’hangar al Campovolo manca solo il suo ultraleggero. Il 61enne era socio della Top Gun da circa cinque anni. Ex dipendente di un’azienda casearia, era in pensione da poco più di un anno, felice di avere più tempo ora da dedicare alla sua passione: “Non era un temerario, di fronte ad un incidente come questo era l’ultima persona a cui avremmo pensato. Faceva voli di mezz’ora senza azzardi. A volte ci si mette il destino”.
Sono cento piloti associati, uniti dalla passione per il volo. Una realtà che già nel 2015 si era raccolta attorno alla famiglia di Vincenzo Baroni, il fondatore della Top Gun, morto in un incidente in elicottero. E che oggi si stringe alla moglie di Ivano, Barbara. “Ivano era una persona splendida, meravigliosa che amava stare in gruppo. Un signore preparato, pignolo. Un gentiluomo. Lo avremo sempre nel cuore”.
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