REGGIO EMILIA – Sono davvero tanti i ricordi e le reazioni alla notizia della morte dell’imprenditore reggiano Luciano Fantuzzi.
“Un amico e un grande imprenditore”. Esordisce così Renato Brevini, fondatore dell’omonima azienda, quando gli chiediamo un ricordo di Luciano Fantuzzi. L’ultima volta si erano visti circa sette mesi fa. Ne cita la passione, l’impegno, il lavoro continuo al tavolo da disegno, il dolore per la fine delle Reggiane: “Quell’area era per lui una seconda figlia – dice ancora Brevini – L’ho conosciuto prima come cliente e poi si è creato un bel legame: su certe cose scattava, era irascibile, ma a qualcuno mancherà il suo modo di agire”, dice ancora Brevini. Perché la personalità di Fantuzzi non lasciava nessuno indifferente. Comunque. Come non lo ha fatto la notizia della sua morte. La famiglia ha deciso che i funerali siano in forma privata.
“Ci ha lasciato un pioniere dell’industria reggiana, convinto delle proprie idee fino al midollo e pronto a difenderle, intuitivo, tenace e coraggioso, fin dai primi passi nell’officina, poi nello stabilimento di Lentigione e nel mondo – dice il sindaco Luca Vecchi – Reggio Emilia lo ricorda soprattutto per aver salvato nei primi anni Novanta le centinaia di posti di lavoro delle Officine Meccaniche Reggiane, acquistando la storica fabbrica da Efim e rilanciandone la produzione, con particolare riguardo alle gru per le grandi movimentazioni di materiali”.
Ed è nel periodo più difficile, quello dei debiti, che sfociò poi nella vendita agli americani della Terex, che Fantuzzi e Valerio Bondi, allora segretario provinciale della Fiom, si conobbero. “Poi ci sentimmo anche dopo, parlavamo della gestione degli americani e del progetto per le ex Reggiane tutt’ora in corso”.
Un periodo difficilissimo. Fantuzzi “vulcanico, imprendibile”, dice Bondi. Non sono mancati i contrasti e non è mai mancato il rispetto reciproco. “Ricordo una volta durante un incontro: mi tirò addosso qualcosa, disse di andare fuori, poi tre settimane dopo ci incontrammo a mangiare i cappelletti e a pensare a come salvare i posti di lavoro. Mi diceva che era la sola cosa a cui pensava da quando si alzava a quando andava a dormire”.
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