REGGIO EMILIA – La terza aggressione mortale in meno di otto mesi in stazione, di nuovo un omicidio maturato in condizioni di disperazione, precarietà abitativa, abuso di droga e alcol. Dopo dodici giorni di agonia è deceduto in ospedale la notte scorsa Singh Amrik, il 41enne di origine indiana che era stato aggredito nella notte tra il 29 e il 30 dicembre scorso nella zona del binario 1 dal connazionale 26enne Singh Gurwinder, subito rintracciato e arrestato dalla polizia e che aveva agito sotto l’occhio elettronico delle telecamere.
Entrambi senza fissa dimora, Amrik era piuttosto conosciuto e da tempo bazzicava la zona della stazione, mentre Gurwinder era arrivato più di recente. Un episodio avvenuto in due fasi, prima la lite e poi le botte: in ballo, secondo le indagini, c’era uno spazio da occupare per la notte, e, sempre secondo le indagini, già un’altra volta in precedenza l’indagato, incensurato, se l’era presa con la vittima. Allora come il 29 dicembre fu un vigilante a sedare la discussione, ma questa volta troppo tardi: il 26enne era già salito con tutto il proprio peso sul corpo della vittima una volta che questi era rovinato a terra, tentando anche di strangolarlo. Troppo gravi le lesioni riportate e che si sono rivelate fatali per Singh Amrik nelle ultime ore.
Poco prima del delitto dormivano uno accanto all’altro sotto le stelle anche Mohamed Ali Thabet e il suo assassino: il 18enne venne accoltellato la notte del 30 maggio sempre sulla banchina del binario 1. Il responsabile era stato rintracciato a luglio a Marsiglia, dove era fuggito. All’origine del gesto, un presunto debito che la vittima aveva con lui per la vendita di una bicicletta. Sempre per futili motivi, poco più di due mesi fa, era stato raggiunto da un pugno Singh Sukhninder, anch’egli senza tetto e originario dell’India. Aveva 44 anni ed è morto dopo venti giorni di agonia in ospedale, dove era arrivato dopo l’aggressione e la successiva caduta a terra sotto i portici di viale IV Novembre per mano di un 49enne ubriaco.
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