REGGIO EMILIA – E’ morto a 70 anni Italo Rota, eclettico designer, progettista e architetto. Scomparso nella sua Milano, aveva un rapporto particolare con la nostra città.
La filosofia e lo stile di Italo Rota hanno lasciato un segno indelebile nei Musei Civici di Reggio. Risale al giugno di tre anni fa l’inaugurazione di quello che è stato considerato un nuovo corso per la sede museale di palazzo San Francesco, frutto di una progettazione partecipata con la città, guidata dall’archistar milanese. Un percorso che inizialmente aveva incontrato qualche contestazione, inerente ai cosiddetti ‘funghi’ targati Rota. Un’installazione che poi non venne realizzata.Ciò che è diventata realtà invece, sotto la guida dell’eclettico maestro, è la riorganizzazione dei Musei, trasformati in un ‘componimento a più voci, tra memoria, ricerca, scienza, industria, arte e umanesimo’. Con queste parole lo stesso Italo Rota aveva spiegato l’obiettivo che si era dato. L’architetto a Reggio in diverse occasione era stato ospite di incontri, oltre che presso i Musei Civici, in sala del Tricolore e ai Chiostri di San Pietro. Contribuì, tra i diversi progetti, anche all’allestimento della mostra ‘On The Road’, dedicata alla via Emilia. Una mostra che è stata un altro banco di prova per la sua idea di rendere fruibile un museo in una modalità partecipata.
Ridare vita a reperti, dunque, a partire dai piccoli oggetti quotidiani, mettendoli in dialogo col presente. Rota vedeva nel museo un macchina in grado, se ben usata, di portarci lontano.
Il cordoglio del sindaco Luca Vecchi: “Straordinaria competenza per il bene comune”
Italo Rota è stato indubbiamente un fuoriclasse, un maestro in tutte le esperienze e progettualità che ha portato a compimento. Ho avuto il privilegio di conoscerlo fin dalla fase iniziale del suo percorso a Reggio Emilia, durato quasi 10 anni, dove insieme a lui abbiamo realizzato e consegnato alla città il Nuovo Museo. Lavorare con lui non era semplice. Era vulcanico, imprevedibile, sorprendete nella sua capacità di intuizione ed esplosione creativa. Poi il tutto veniva ricondotto a una organicità condivisa, più razionale ma sempre coerente con la visione che ci aveva consegnato. Era un metodo di ragionare e lavorare, che era prima di tutto contenuto e non prescindeva mai dal confronto, dal dialogo, dalla considerazione di quanto si muoveva, viveva intorno al progetto. Nel nostro caso, la città.
Con queste parole il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, ricorda Italo Rota, il celebre architetto e artista scomparso ieri a Milano, amico e conoscitore della città emiliana dove, insieme con la direzione e i conservatori dei Musei Civici, ha realizzato il Nuovo Museo (2021) nello storico Palazzo dei Musei, a conclusione di un affascinante percorso di partecipazione e progettazione culturale, artistica e antropologica di diversi anni.
Credo che Italo abbia aiutato Reggio Emilia, accompagnando uno dei percorsi e progetti culturali più ambiziosi e impegnativi, portati a compimento in questi 10 anni, ed abbia aiutato la nostra città a guardarsi dentro e a sperimentare creando l’innovazione. Lui stesso mi disse che fra i suoi intenti vi era quello di aprire la città al cambiamento, senza rinunciare a un solido legame con le proprie radici e identità. Ecco, credo che questo pensiero, questa idea così semplice, complessa e potente insieme sia rappresentata nel Nuovo Museo, dove si respira l’approccio sperimentale, innovativo, aperto al futuro.
Italo per me è stato tutto questo. Ed è stato una straordinaria competenza che Reggio Emilia ha incrociato in un tratto della sua storia, con la quale ha costruito una parte importante del suo protagonismo culturale e del suo impegno per il bene comune. Perdere Italo è doloroso ed è un fatto rilevante, per il nostro Paese e per la nostra città, che dovrà porsi il problema di come ricordare questo celebre architetto e artista poliedrico, che tanto si è occupato e tanto ha compreso e rappresentato di noi, aiutandoci a scoprirci e a raccontarci.