REGGIO EMILIA – Vuole sapere la verità il figlio di Claudio Citro, così come la vogliono sapere i genitori e la sorella. Rappresentati dai legali Federico De Belvis, Nicola Tria e Mattia Fontanesi, i parenti del 42enne morto una settimana fa dopo essere stato colpito a Massenzatico da una scarica di taser dovranno attendere un considerevole periodo di tempo perché ci siano risposte certe e approfondite sulle cause del decesso dell’uomo.
Occorre ovviamente capire come la pistola elettrica sia stata utilizzata e se ci sia correlazione – e quale – tra la scarica ricevuta e la morte; e ancora, quali fossero le condizioni di Citro al momento del fatto, se avesse problematiche congenite magari mai emerse prima. I primissimi accertamenti avrebbero rilevato solo una lieve insufficienza mitralica, ma gli esiti in questi casi, anche tossicologici, richiedono mesi, e la legge assegna 90 giorni di tempo ai periti per le valutazioni.
Intanto, in queste ore all’obitorio del Santa Maria Nuova si è svolta una funzione religiosa prima che la salma di Citro fosse preparata per il viaggio verso Salerno, dove domani si svolgeranno i funerali. L’episodio risale a lunedì scorso: la polizia era stata chiamata a Massenzatico nella primissima mattinata perchè il 42enne stava dando in escandescenza in mezzo a via Beethoven. Quando gli agenti sono arrivati sul posto, l’uomo si trovava all’interno del forno Castagnoli. Per bloccarlo, i poliziotti hanno utilizzato la pistola elettrica che hanno in dotazione. Citro è morto in ospedale poco dopo l’arrivo. Tre agenti di 23, 26 e 30 anni sono indagati con l’accusa di omicidio colposo. L’episodio, già approdato in Parlamento, ha riacceso il dibattito sull’utilizzo di uno strumento già altre volte finito sotto accusa e che è in dotazione alle forze dell’ordine italiane dal 2018.
Reggio Emilia Claudio Citro morto dopo scarica taser