REGGIO EMILIA – E’ morto stamane, all’età di 76 anni e dopo una breve malattia, don Romano Zanni. Ha profondamente segnato la vita della chiesa di Reggio e Guastalla, spendendosi per i più poveri e i bisognosi. Figlio spirituale di don Mario Prandi, è stato il continuatore a cavallo tra vecchio e nuovo millennio di quella straordinaria intuizione che sono le case della carità.
Divenne sacerdote in età già matura. Nato nel 1945 a Castellazzo, fu ordinato prete a 42 anni. La sua vocazione nacque al fianco dei malati e dei poveri ospitati in particolare a Fontanaluccia, la parrocchia che fu di don Prandi. Don Zanni divenne superiore delle case della carità per la prima volta dal 1992 al 1999 e poi di nuovo dal 2005 al 2014. La dedizione totale alle persone più svantaggiate lo portò ad ampliare lo sguardo fuori dai confini reggiani, tanto che il vescovo Massimo Camisasca lo chiamò a dirigere il centro missionario.

Don Zanni con Papa Francesco
E’ stato uno dei pochi preti ad avere un costante contatto con la missione diocesana in India, paese sempre restio a rendere fluido il dialogo con le comunità cristiane. All’inizio degli anni 2000 fu direttore della Caritas diocesana. Promosse iniziative come l’accoglienza invernale per i senzatetto e la moltiplicazione dei centri d’ascolto nelle parrocchie.
Don Romano Zanni, sulla scia della testimonianza di don Gigi Guglielmi, era solito dire che i poveri non sono “i privi di soldi, ma coloro che necessitano di qualcosa. Tutti dunque siamo poveri perché – diceva – nessuno può bastare sempre a se stesso”. Ammoniva sovente con fare bonario i conoscenti: “Non si può diventare dei professionisti della carità – diceva – Il condividere la situazione dell’altro è sempre un’esperienza nuova, che necessita soprattutto di disponibilità e apertura”.
“Don Romano Zanni è stato un mio importante collaboratore durante questi anni di servizio episcopale a Reggio Emilia – le parole del vescovo, Massimo Camisasca – come vicario episcopale per la carità e le missioni in quanto delegato vescovile della Caritas e direttore del Centro missionario diocesano. Con lui ho condiviso tante iniziative, ma soprattutto i viaggi missionari. Questi ultimi sono stati l’occasione nella quale mi ha fatto partecipe del suo grande cuore e della profonda conoscenza delle missioni. Mi ha parlato di un passato recente che potevo avvicinare solo nella testimonianza di chi lo aveva vissuto”.
“Attraverso don Zanni – ha proseguito il monsignore – ho potuto sentire un po’ accanto a me don Prandi, di cui è stato uno dei figli prediletti, e ho conosciuto le Case della Carità, soprattutto il loro dono per tutta la Chiesa. Don Romano è stato un uomo esigente, per sé e forse anche per gli altri, severo e assieme benevolo, riservato e assieme estroverso. È stato un traghettatore della Congregazione mariana verso una riforma, in una riflessione che continua sul posto della loro famiglia nella Chiesa. Dopo don Prandi sono cresciuti sull’albero altri rami. Di tutto ciò, don Zanni si è fatto carico, con una grande spesa di energie spirituali e psicologiche. I suoi ultimi mesi di vita sono stati segnati dall’aggravarsi della malattia, vissuta con una grande, miracolosa serenità e un totale abbandono al disegno di Dio. Mi ha sempre confortato incontrarlo in questi ultimi tempi. Ho chiesto a Dio, per me, di avere la stessa confidenza e lo stesso santo desiderio”.
Reggio Emilia morto don zanni don Romano Zanni