VILLA MINOZZO (Reggio Emilia) – “C’è molta rabbia. Parliamo di una persona che è stato un criminale nella sua vita, non si è mai convertito ai valori della verità, non ha mai ammesso le colpe gravissime per le quali è stato accusato e condannato. Non c’è un sentimento di perdono tra di noi perché queste persone non vanno perdonate. Avremmo perdonato se avesse ammesso”.
A Cervarolo nel ’44 Italo Rovali, presidente del comitato Familiari Vittime di Cervarolo, perse il nonno, il bisnonno e lo zio. In tutto, furono 24 i civili uccisi, tutti uomini dai 17 agli 84 anni. Esattamente 68 anni dopo, nel 2012, grazie alle indagini del procuratore generale militare Marco De Paolis, l’ex sergente Karl Wilhelm Stark, della divisione corazzata “Hermann Goering” della Wehrmacht, fu condannato all’ergastolo dalla giustizia italiana. E’ morto il 14 dicembre scorso senza aver scontato un solo giorno di carcere.
“Lui era il sergente – ha spiegato Rovali – un comandante di plotone che faceva tirare fuori le persone dalle case e le portava nell’aia e dava l’ordine di sparare”. Subito dopo la sentenza, Rovali sentì il bisogno di incontrare il criminale nazista. Prima ancora del Tg1, fu lui a scovarlo nella sua casa di Monaco di Baviera: “Si nascose come un topo di fogna, ha negato completamente il suo passato. Diceva ‘non c’ero, ero a fare un corso da sottufficiale, ero in infermeria’ quindi non voleva le colpe. Dopo, con i documenti che mi ero portato e la testimonianza di un suo sottoposto che lo aveva identificato nel processo come il comandante, ha detto che ‘gli ordini andavano rispettati’. E’ rimasto fedele al suo credo nazista”.
Leggi e guarda anche
Reggio Emilia Karl Wilhelm Stark boia di cervarolo Italo Rovali