REGGIO EMILIA – Apriamo ora una pagina di esteri spostandoci negli Stati Uniti, luogo di violenti scontri, ieri a Washington, sollevati dai sostenitori più estremisti dell’ormai ex presidente Donald Trump. Ne abbiamo parlato con Valeria Robecco, giornalista reggiana dell’Ansa e de Il Giornale, presidente dell’Associazione dei corrispondenti esteri accreditati all’Onu.
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“E’ una pagina molto buia della storia americana, sono immagini che non avremmo mai voluto vedere. Colpisce il fatto che sia stato assaltato uno dei simboli della politica e della democrazia degli Stati Uniti”.
Un attacco al Parlamento senza precedenti, sollecitato da Donald Trump e dalle sue contestazioni rispetto al risultato delle presidenziali. Incalzati da obiezioni prive di fondamento su presunte frodi elettorali, migliaia di suoi sostenitori hanno dato vita a Washington alla protesta indetta nel giorno della ratifica della vittoria di Joe Biden. Manifestazione degenerata in insurrezione, con un bilancio di 4 morti, 13 feriti e oltre 50 arresti
“A Trump è sfuggita la situazione di mano: aveva chiamato a raccolta i suoi sostenitori per dimostrare la sua teoria dei brogli e per dimostrare che una larga parte degli americani è ancora con lui. La sua retorica incendiaria ha finito per infiammare veramente una parte di questi manifestanti”.
Gli elettori di Trump sono stati 74 milioni. Complice dell’assalto al congresso è anche un partito repubblicano che troppo a lungo lo ha lasciato fare permettendogli di alimentare teorie complottiste.
“Quando un presidente incita alla ribellione la risposta può essere di tutti i tipi, soprattutto in un’America come quella attuale, molto divisa, dove basta poco per accendere la miccia della violenza e dei disordini”.
Nella capitale federale è stato dichiarato lo stato d’emergenza fino al 21 gennaio. La presidenza Biden comincia di fronte a uno scenario alquanto divisivo: “Probabilmente si è reso conto per la prima volta di come gli sarà difficile essere il presidente che unisce tutti gli americani. L’America è tutt’altro che unita”.










