MONTECCHIO (Reggio Emilia) – La famiglia di Mattia Dall’Aglio, il nuotatore di 24 anni morto nell’agosto del 2017 dopo essere stato colto da un infarto mentre si trovava in palestra, sta seriamente pensando di opporsi all’archiviazione voluta dal sostituto procuratore Katia Marino per due degli indagati – ipotesi di reato, omicidio colposo – ovvero il presidente dell’associazione Amici del Nuoto”, Mirco Merighi, e il tecnico Luciano Landi. Nel registro degli indagati anche il medico che ha rilasciato l’idoneità sportiva.
Proprio questo dettaglio, secondo l’avvocato difensore della famiglia, Nicola Tria, è ciò che più tormenta il padre di Mattia, Gianluca. Come si è scoperto dopo il decesso, il figlio soffriva infatti di una cardiomiopatia aritmogena congenita. Ergo, se questa malattia fosse stata diagnosticata per tempo, Mattia sarebbe ancora vivo secondo i suoi famigliari. La legge, dà tempo tre settimane alla parte lesa per opporsi all’archiviazione.
Leggi anche
Morte Mattia Dall’Aglio, indagato il medico reggiano che firmò il certificato. VIDEO











