REGGIO EMILIA – Il momento critico della sanità al centro di un convegno organizzato dalla Cisl di Reggio Emilia all’università. Ha partecipato anche l’assessore regionale Raffaele Donini: “Se continuano a non arrivare fondi, rischiamo di tagliare i servizi. Al fondo sanitario nazionale devono arrivare i 4 miliardi di euro che mancano. Questa è la madre di tutte le battaglie, perché da qui le regioni non saranno più costrette a tagliare, potranno sviluppare politiche per il personale che devono passare attraverso la rimozione di quell’odioso tetto alla spesa del personale”.
Una situazione che si traduce in liste di attesa che si allungano e difficoltà a prenotare visite ed esami di fronte a una richiesta di prestazioni che cresce è sempre di più, come si è detto all’aula magna dell’università nel convegno organizzato dalla Cisl al quale hanno partecipato ospiti di caratura nazionale. Rosamaria Papaleo, segretaria generale Cisl Emilia Centrale: “Tanti cittadini sono costretti a scegliere di curarsi nelle strutture private che pesano sulle loro tasche. In questo momento, con l’inflazione che sta crescendo, questo peso si sente ancora di più. Oppure tanti cittadini sono costretti a non curarsi. Bisogna mantenere la calma e protestare nella direzione giusta. Noi non possiamo fare altro che gestire le risorse che abbiamo, nel modo migliore che possiamo. E il fatto che siamo ancora oggi il sistema più performante in Italia, vuole dire che lo stiamo facendo al massimo delle nostre possibilità. Ma anche noi abbiamo difficoltà nel gestire il bisogno anche dirompente di presa in carico del cittadino sul piano sanitario e anche sociale. Il fatto è che le regioni da sole non bastano. L’Emilia Romagna non è una isoletta nel pacifico, fa parte del sistema sanitario nazionale che oggi è fortemente sottofinanziato”.
C’è un concreto rischio di un taglio dei servizi? “Certo che sì, ma in tutta Italia. Noi abbiamo messo in tre anni a disposizione del sistema sanitario regionale un miliardo di euro che dovevano essere fondi dello stato e che invece sono diventati fondi a carico della Regione. Non possiamo continuare così: il primo anno abbiamo retto, il secondo abbiamo raschiato il fondo del barile, il terzo abbiamo fatto un miracolo ma i miracoli non so se si ripetano per altri anni”.
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