REGGIO EMILIA – Dietro ai numeri si nasconde una tensione crescente tra pubblico e privato. La mobilità sanitaria interregionale, da sempre fiore all’occhiello dell’Emilia-Romagna, oggi rischia di diventare un boomerang.
Il presidente Michele De Pascale lo ha detto chiaramente: “Serve ridurre le prestazioni a basso impatto per pazienti da fuori regione, non quelle legate a patologie gravi e urgenti, per tutelare la sostenibilità del sistema e i conti”.
Ma dal privato accreditato arriva una voce opposta. Nel 2024, nel reggiano, su 4.100 ricoveri di pazienti extra-regione, per un costo complessivo di 18 milioni di euro, oltre 1.700 sono stati assorbiti dalle cliniche convenzionate. L’impatto economico è evidente: 29% sul totale dei ricoveri privati contro il 4,5% del pubblico, con un peso finanziario di 9,75 milioni di euro contro 8,22 milioni.
Il comparto privato convenzionato non solo difende il proprio ruolo, ma rilancia. Il dottor Fabrizio Franzini, presidente di Villa Verde e di Aiop provinciale, ricorda che le strutture si sono già dichiarate disponibili ad aumentare del 30% la capacità di esami e ricoveri per pazienti non residenti in regione. Una proposta concreta, rimasta però senza risposta.
Sullo sfondo, i rapporti tra Regione e privati che sono ai minimi storici. Lo dimostra la vicenda dei risarcimenti Covid: l’accordo faticosamente raggiunto tra l’assessore Fabi e Aiop, associazione delle strutture private, da 80 a 62 milioni da restituire alla regione sarebbe stato annullato dallo stesso De Pascale, denuncia Franzini.
Primo effetto, la decisione di intraprendere le vie legali e le strutture annunciano ricorso al Tar. Si profila un muro contro muro senza precedenti, con la sanità emiliano-romagnola impegnata a cercare un nuovo equilibrio tra sostenibilità e collaborazione.
Reggio Emilia sanità reggiana sanità convenzionataMobilità sanitaria: Reggio ultima in regione per ricoveri da fuori regione. VIDEO












