REGGIO EMILIA – Ripartizione dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati tra tutti i Comuni della provincia reggiana. È quanto sancito dall’accordo firmato stamattina da Prefettura, Comune di Reggio e dalle sette Unioni dei Comuni del territorio provinciale.
“Si tratta di un accordo unico nel suo genere – spiega il coordinamento dei 42 sindaci della provincia di Reggio – che prevede la ripartizione tra tutti i Comuni dei minori stranieri non accompagnati che necessitano di accoglienza e fissa le modalità di assegnazione e di presa in carico da parte dei servizi sociali delle Unioni sulla base della popolazione residente”.
Il patto è stato reso necessario dall’aumento del numero di sbarchi, il doppio rispetto a quelli registrati nello stesso periodo del 2022. “In questo modo si fissano le modalità di assegnazione e di presa in carico dei minori stranieri non accompagnati, arrivati per tramite del Ministero o presentatisi spontaneamente in Questura, per dare continuità al modello di accoglienza diffusa che in questi anni – continua il coordinamento dei sindaci reggiani – a differenza di molti altri territori italiani, ha dimostrato di saper funzionare. Di essere di aiuto a chi arriva sul territorio, di accogliere chi è realmente in difficoltà, di creare percorsi di vera e reale inclusione sociale e lavorativa, ma al contempo di essere un utile strumento di controllo e sicurezza per tutto il territorio provinciale”.
Infine, i primi cittadini chiedono risposte al Governo: “Sono tante le domande, a partire dalla durata della permanenza dei minori sui territori fino a quelle più puntuali su quali modelli di inclusione vuole proporre per la gestione dei minori e su come reagire al sottodimensionamento complessivo del sistema di accoglienza. Domande alle quali servono risposte immediate per continuare a garantire il massimo dell’efficienza e della sicurezza del territorio e rendere al contempo l’accoglienza dei minori continuativa e di qualità per evitare che possano entrare in contatto con reti criminali, con lo sfruttamento lavorativo o che diventino dei fantasmi ai margini della nostra società’. Ma serve anche, concludono i sindaci, ‘la certezza della presenza delle risorse per la gestione dell’emergenza all’interno del bilancio dello Stato, così come sancito dal dettato legislativo che prevede l’anticipo delle spese da parte dei Comuni e il conseguente ristoro da parte del Governo”.
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