REGGIO EMILIA – Vecchie emergenze, nuove emergenze. Criticità cronicizzate in luoghi che tutti ci aspettiamo. Fragilità che invece si fanno strada adesso. E il freddo a peggiorare tutto. L’impegno degli operatori della Papa Giovanni XXIII aumenta ancora da dicembre a marzo, il periodo tradizionalmente considerato come ‘emergenza inverno’.
Un lasso di tempo nel quale vengono potenziati i posti del dormitorio di Cella, che arrivano a 24. Poi ci sono gli appartamenti protetti e il modello housing led di via Dalmazia messo in campo dal Comune con i fondi del Pnrr. Ma accanto all’azione c’è la progettazione: una fetta di persone da un giorno all’altro, per la legge, smette di avere bisogno. Nei fatti però non è così. Sono i minori soli non accompagnati, che al compimento del 18esimo anno di età escono dal percorso delle istituzioni.
“Stiamo pensando per loro a progetti ponte – spiega Fabio Salati, presidente della cooperativa Papa Giovanni XXIII – occorre pensare a dei tirocini formativi magari finanziati da noi”.
Un lavoro a 360 gradi su cui la cooperativa si sta impegnando. Si stima che a Reggio circa 400 persone siano senza fissa dimora. Un numero non nuovo, ma sicuramente abbastanza impressionante: “Sono gli invisibili – continua Salati – la situazione è peggiorata negli ultimi dieci anni”. E’ possibile per tutti contribuire all’azione degli operatori di strada della Papa Giovanni XXIII, donando coperte e sacchi a pelo.
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