REGGIO EMILIA – Valentina Salvi, la magistrata titolare dell’inchiesta della Procura di Reggio sugli affidi in val d’Enza, è stata ascoltata oggi in videoconferenza dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori.
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Inidoneità degli assistenti sociali a verificare la fondatezza dei sospetti di abusi su minori, impossibilità per le famiglie di opporsi efficacemente ai provvedimenti di allontanamento e criteri arbitrari nella scelta degli affidatari: in sintesi sono questi, secondo Valentina Salvi, i punti maggiormente critici del sistema di tutela dei minori. La sostituta procuratrice reggiana, titolare dell’inchiesta sugli affidi in Val d’Enza, ha riepilogato i passaggi salienti dell’indagine. La parte più interessante dell’audizione è stata l’analisi dei meccanismi che, a suo giudizio, possono in talune circostanze mandare in tilt il sistema e produrre ingiustizie. Primo elemento, in caso di sospetti abusi: “Il fatto che il Tribunale per i Minorenni non disponga di una Polizia giudiziaria che possa fare indagini sul quel nucleo famigliare, acquisire fonti di prova oggettive. Gli assistenti sociali non sono qualificati per svolgere indagini. Colpisce l’indeterminatezza di informazioni che vengono raccolte e poi riversate nelle relazioni. Il dato che stona nel sistema è che il tribunale per i Minorenni debba usare come polizia giudiziaria gli assistenti sociali”.
Il secondo cortocircuito, secondo la Salvi, si verifica dopo l’allontanamento d’urgenza del minore, perché la famiglia – ha detto – non ha la possibilità di un vero contraddittorio con l’autorità giudiziaria. “Nella maggior parte dei casi gli atti giudiziari vengono secretati e i genitori per molti mesi non possono conoscere gli elementi sulla base dei quali è stato deciso l’allontanamento”.
C’è poi il tema delle modalità di scelta delle famiglie affidatarie, di cui la Salvi ha parlato però con riferimento specifico ai servizi sociali della Val d’Enza. “Nella maggior parte dei casi gli affidatari non venivano scelti in un elenco di soggetti idonei, ma in una rete amicale“.
La magistrata ha anche espresso il parere che, in situazioni di questa delicatezza, le audizioni dei minori da parte di assistenti sociali e psicologi dovrebbero essere sempre videoregistrate.
Al di là dell’esposizione della Salvi – e come puro dato di cronaca – va constatato che nessuno dei parlamentari intervenuti ha ricordato il ruolo di tanti assistenti sociali nella tutela dei minori, sia dal rischio di abusi, sia da altre situazioni di grave disagio famigliare. Analogamente, i riferimenti dei parlamentari all’inchiesta sugli affidi in Val d’Enza hanno sempre dato per scontata la colpevolezza degli imputati, anche se il processo di primo grado inizierà in giugno.
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