REGGIO EMILIA – Il copione si ripete sempre simile a sé stesso: “Zona Cella libera?” domanda, per esempio, qualcuno. Risponde qualcun altro: “Sì, ci sono appena stato”. Sia di giorno che di notte, sia durante la settimana che nel weekend, c’è chi avvista “gatti blu” che “fermano in via Gramsci” a Reggio oppure “bestie con pistola in tangenziale verso Modena”. Il palcoscenico è un gruppo WhatsApp dal nome “G.A.A! Reggio e d’intorni” (testuale), dove G.A.A. sta per “gruppo avvistamento animali”, come spiegato dalla descrizione della chat creata lo scorso 13 ottobre 2022.
Data la natura fantasiosa delle segnalazioni, tutto fa pensare ad un linguaggio in codice per avvisare della presenza di pattuglie delle forze dell’ordine lungo le strade reggiane. E infatti, oltre ai messaggi, nel gruppo circola qualche foto e video di volanti della polizia e gazzelle dei carabinieri, spesso accompagnate da pittoresche didascalie, che si autoeliminano dopo 24 ore. In altri termini, gruppi WhatsApp usati per segnalare posti di blocco, mascherati dietro ad un glossario faunistico e goliardico.
Gli attori – ovvero sia i membri – sono, ad oggi, 1.025, di cui alcuni curiosi non attivi. Per entrare a far parte del gruppo basta ottenere un link d’invito che immette direttamente nella chat senza selezione all’ingresso, come se ci si iscrivesse ad un gruppo Telegram o Facebook pubblico. Una struttura rodata, che frena le espressioni offensive e che permette ad altri utenti, nel frattempo, di segnalare giraffe arrabbiate al benzinaio di fronte al Toys o addirittura “unicorni arcobaleno che fermano sulla strada verso i Petali“.
Un fenomeno diffuso anche in altre province
Negli ultimi anni, casi affini si sono verificati un po’ in tutta Italia. Per esempio, a Riccione con un altro gruppo dal nome familiare “Animali Fantastici e dove trovarli”, in val Rendena in provincia di Trento, ad Agrigento e a Genova dove erano stati indagati 49 ragazzi della valle Scrivia per aver organizzato una chat a cui partecipavano oltre un centinaio di persone. Uno dei reati ipotizzati in questa circostanza era l’interruzione di pubblico servizio. Ma il giudice per le indagini preliminari nel novembre 2019 aveva accolto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero in quanto, basandosi su un pronunciamento della Cassazione, la condotta non aveva “comportato alcuna alterazione del servizio […] considerato il numero limitato di partecipanti se rapportato alla estensione territoriale delle strade della zona”. E continuava: “Il fatto che una singola prestazione sia stata resa meno adeguata alle condizioni ottimali attraverso cui doveva essere effettuata non può far ritenere sussistere l’ipotesi criminosa in questione”. Cassato anche il capo d’accusa di vilipendio a pubblici ufficiali, considerato il limitato numero dei partecipanti e quindi il carattere “chiuso” della conversazione. Se mai dovesse essere, meglio parlare di giraffe ed unicorni.
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