REGGIO EMILIA – Superata la fase di emergenza dovuta alla guerra in Ucraina, in questi primi mesi del 2023 il nostro territorio, come l’intero Paese, sta assistendo a numeri di nuovo in crescita per l’arrivo di flussi migratori in gran parte dall’Africa.
Secondo i dati del ministero dell’Interno, dall’1 gennaio al 31 marzo 2023 sono sbarcate in Italia 27.280 persone, nello stesso periodo dello scorso anno erano state 6.832 e due anni fa 7.428. Numeri più che raddoppiati anche nella nostra provincia e in regione. In Emilia Romagna in questi primi tre mesi del 2023 sono arrivate 2.246 persone, nello stesso periodo del 2022 soltanto 479. Con oltre 11mila migranti inseriti nei percorsi di accoglienza la nostra regione è seconda in Italia, dopo la Lombardia.
In provincia di Reggio – secondo i dati della prefettura – il numero degli arrivi è raddoppiato: 228 persone nei primi tre mesi del 2023, contro le 111 dello stesso periodo del 2022. E poi c’è un dato da considerare. Solitamente Reggio accoglie il 12% dei migranti che vengono assegnati alla regione, ma nel febbraio dello scorso anno questa percentuale è stata superata per aiutare altre province in difficoltà. Secondo l’associazione Città Migrante, però, le nuove norme introdotte dal Governo dopo il naufragio di Cutro non fanno che creare più situazioni di irregolarità. E’ stata infatti cancellata la cosiddetta “protezione speciale”: “Molte persone avevano ottenuto permessi di soggiorno grazie alla protezione speciale, che tiene conto del radicamento sul territorio, se la persona ha un lavoro, una famiglia, una vita sociale – le parole di Federica Zambelli di Città Migrante – Così avremo solo persone irregolari, che in realtà sono inserite”.
Più utile sarebbe, secondo l’associazione, istituire canali di accesso regolari in Italia e in Europa. All’associazione, che in città ha uno sportello di aiuto e accoglienza, si rivolgono sempre più migranti in cerca di un alloggio regolare. “Anche chi non è in marginalità non riesce a trovare e così, a volte, accetta affitti di stanze in nero così non ha nemmeno la residenza. Questi casi sono in aumento: gente che esce dai progetti di accoglienza, ma non riesce a trovare una casa”.
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