REGGIO EMILIA – “Dal 2003 è avvenuto un cambiamento anche rapido che si è accelerato nelle estati con ondate di caldo sempre più intensi e sempre più lunghe. Il problema principale è la durata, il numero di giorni caldi oltre i 30 gradi e in più la siccità, il cui impatto è accentuato dal caldo”. Così Luca Lombroso, meteorologo di Amro.
Sono i gas come CO2 e metano che continuiamo a riversare nell’atmosfera ad aumentare l’effetto serra. E in un pianeta dove tutto è connesso ecco servita la crisi climatica globale: “Una delle ultime ipotesi è che la riduzione dei ghiacci nel polo nord causa dei cambiamenti di circolazione globale dell’atmosfera così accentuate che si ripercuotono anche sulle ondate di caldo estive. Quel che è certo è che queste situazioni di ondate di caldo le stiamo vedendo sempre più spesso”.
Quella del 2022 potrebbe passare alla storia come l’estate più calda degli ultimi 200 anni. Ma il problema non è questo. “Il problema è che tutte le dieci più calde sono negli ultimi 20 anni, ma potrebbe essere una delle più fredde dei prossimi 50 anni. Anche nel più virtuoso degli scenari, che sarebbe quello di una decarbonizzazione totale, dell’abbandono a uso combustione di petrolio, carbone e anche gas naturale, comunque ci sarebbe un leggero e ulteriore aumento delle temperature”.
La strada è tracciata – dice il meteorologo – grazie all’accordo di Parigi sul clima stipulato dagli stati membri delle Nazioni Unite, che prevede la riduzione delle emissioni dei gas serra. Ma la rivoluzione del sistema energetico può partire anche dal basso. “Parliamo di cosa possiamo fare nella nostra regione, possiamo anziché cercare giacimenti di idrocarburi, cercare giacimenti di energie rinnovabili e fotovoltaico, una cosa che ha promosso l’Anci Emilia Romagna. Di sole ne abbiamo, è l’unica cosa che abbiamo in abbondanza, poi un pochino di eolico, un pochino di idroelettrico ma il fotovoltaico è il principale”.
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