REGGIO EMILIA – Non si placa la protesta dei metalmeccanici dopo la rottura della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale. Dopo le dichiarazioni del presidente nazionale di Confindustria Bononi (“non è il momento di scioperare), nella nostra provincia hanno incrociatole braccia per una seconda ondata di scioperi gli operi della Udor di Rubiera, della Bucher Hydraulics di Reggio, della Fbn di Novellara. Poi si sono fermati anche i lavoratori della Walvoil, della Lombardini Kohler, della RB (ex Sacil) di Scandiano e della Dieci di Montecchio.
Ormai sono oltre cinquanta le aziende in cui si sono verificati scioperi negli ultimi giorni. “Le politiche salariali della Confindustria sono la principale causa delle disuguaglianze – affermano Fim Fiom Uilm provinciali – è offensivo che il Presidente degli Industriali chieda ai lavoratori di non scioperare: le fermate continueranno. Auspichiamo – continuano – di non vedere più in futuro tanta arroganza, ora vogliono persino decidere quando sarebbe giusto scioperare”.
“I lavoratori sono stanchi di promesse non mantenute, chiedono rispetto e aumenti adeguati sui minimi contrattuali. L’ultimo contratto avrebbe dovuto anche garantire a tutti i lavoratori un diritto soggettivo di 24 ore di formazione – spiegano Simone Vecchi, Giorgio Uriti e Jacopo Scialla Segretari Generali Provinciali di Fiom Cgil Fim Cisl Uilm Uil – ma la maggior parte delle imprese non ha adempiuto a questo dovere. Al tavolo negoziale gli industriali stanno proponendo un’idea di contratto inquietante e pre-moderna, quella cioè di trasformare i diritti esigibili dei lavoratori previsti negli accordi in “raccomandazioni” per le imprese, per cui non ci sarebbero più doveri ma solo possibilità. Se questa è davvero l’impostazione politica, Confindustria e Federmeccanica avrebbero un’idea dell’impresa di stampo ottocentesco, altro che Industria 4.0”.
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