SCANDIANO (Reggio Emilia) – Una serie di furti ai danni di anziane ricoverate nel reparto Covid di lungodegenza all’Ospedale Magati di Scandiano. Furti iniziati nel mese di aprile di quest’anno e proseguiti sino a ottobre quando sono intervenuti i carabinieri che hanno denunciato una operatrice socio-sanitaria che derubava le signore di tutto quello che trovava: anelli, bracciali, catenine, fedi nuziali e quando possibile anche dei contanti. Sono state sei le pazienti prese di mira di età compresa tra 61 e 98 anni. Un bottino complessivo stimato in almeno 4/5mila euro. A dare impulso alle indagini la denuncia della figlia di una ricoverata, poi deceduta, e che non aveva ritrovato la fede e altri oggetti cari alla madre e che si era portata in ospedale. I carabinieri hanno iniziato così una minuziosa indagine incrociando i casi di furti seriali e le giornate di presenza del personale.
I dubbi si sono concentrati sulla donna, che le pazienti a loro volta dicevano di vedere spesso attorno ai mobiletti e nelle camere, una 40enne residente a Modena e in servizio in ospedale. Dubbi divenuti poi certezze. I preziosi venivano venduti e piazzati nei compro oro tra Modena e Reggio. In uno in particolare, a Reggio città, è stata trovata parte della refurtiva che aveva fruttato all’indagata circa mille euro. La modenese è stata accusata di furto aggravato e continuato e riciclaggio. La refurtiva recuperata dai carabinieri è stata poi restituita ai legittimi proprietari. Questa la parte che riguarda la cronaca dei fatti.
Una vicenda che però nasconde un altro risvolto non meno preoccupante. L’Ausl interpellata da Tg Reggio spiega di non conoscere l’identità della persona in questione poiché non sarebbe stata comunicata. Impossibile, ad oggi, assumere provvedimenti. Si dovranno attendere i tempi della giustizia nel frattempo però è concreto il rischio che cittadini e pazienti si trovino in reparto ancora chi è accusato di fatti così gravi e odiosi.

La restituzione della refurtiva da parte dei carabinieri