REGGIO EMILIA – Nell’autunno del 2018, non appena insediatosi come procuratore capo, Marco Mescolini chiese ai colleghi quali fossero le indagini più importanti su cui stavano lavorando. Tra le altre, gliene fu indicata una su alcuni bandi del Comune di Reggio, che secondo la Guardia di Finanza erano congegnati su misura per il vincitore predestinato. L’inchiesta era iniziata nel 2016, ma due anni dopo era di fatto ferma. Il nuovo procuratore chiese di riprenderla in mano e, per rafforzare il pool investigativo, chiamò come consulente tecnico l’ingegner Domenico Romaniello, che già aveva lavorato con lui nell’inchiesta Aemilia.
La Procura aveva fatto uso di intercettazioni telefoniche e ambientali, ma dal punto di vista delle procedure amministrative la Guardia di Finanza aveva semplicemente scaricato i documenti dal sito internet del Comune. Il consulente chiamato da Mescolini fece presente la necessità di acquisire gli originali, insieme ad appunti, bozze e così via. Proprio sulla perquisizione in Municipio si consumò una frattura all’interno della Procura. Le due pm titolari delle indagini, Valentina Salvi e Giulia Stignani, che un anno dopo saranno tra le firmatarie dell’esposto al Csm contro Mescolini, volevano agire subito. Ma si era nel giugno 2019, alla vigilia del ballottaggio per il Comune, e il procuratore capo ritenne che non vi fosse l’elemento dell’urgenza: perché mandare 70 finanzieri in Comune pochi giorni prima del voto per un’indagine vecchia di tre anni? La perquisizione si svolse dunque il 13 giugno 2019, quattro giorni dopo il ballottaggio.
In Procura c’erano idee diverse anche su altri aspetti dell’inchiesta. Le pm Salvi e Stignani pensavano che si dovessero contestare ulteriori ipotesi di reato, indagando un maggior numero di persone, magari prosciogliendone alcune in una fase successiva. Mescolini fu di avviso diverso. In prima battuta gli indagati furono 15. Nel luglio 2020, con l’avviso di conclusione delle indagini, il numero delle persone coinvolte salì a 26, dei quali 7 tra dirigenti e funzionari del Comune. Nel tempo si è però attenuata la portata dell’inchiesta. Inizialmente il vicesindaco Sassi, l’assessore Tutino e il presidente della Asp Leoni erano stati accusati di turbativa d’asta. La posizione del primo è stata archiviata, per Tutino resta solo la presunta rivelazione di segreto d’ufficio, per Leoni il falso ideologico. (5/continua)
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Reggio Emilia Comune di Reggio Emilia inchiesta appalti Valentina Salvi Giulia Stignani Marco Mescolini procuratore capo esposto al CsmMescolini e i suoi nemici: i contenuti dell’esposto al Csm e la politica. VIDEO