REGGIO EMILIA – Ultima puntata del nostro approfondimento sugli attacchi di alcune forze politiche al Procuratore capo Mescolini e sull’esposto al Csm per chiedere il suo trasferimento.
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Quale rapporto esiste – se esiste – tra l’attacco portato da Forza Italia e Fratelli d’Italia al procuratore capo di Reggio Marco Mescolini e l’esposto al Csm firmato da quattro sostituti procuratori? Domanda cruciale nella lettura della vicenda, ma delicata, perché investe il tema dell’autonomia della magistratura. Non ci sono elementi per affermare che l’iniziativa dei sostituti Chiesi, Pantani, Salvi e Stignani abbia una matrice politica, né tantomeno per dire che le firmatarie dell’esposto contro Mescolini abbiano agito in collegamento con esponenti politici. Su questo non ci può essere equivoco. E tuttavia un rapporto tra le due iniziative c’è. Pur maturando in ambienti diversi, l’offensiva del centrodestra e l’esposto al Csm si sviluppano in contemporanea e si pongono lo stesso obiettivo: cacciare Mescolini dalla Procura di Reggio.
Il nesso però è più stringente di quanto non appaia da questa pur semplice constatazione. Nell’estate del 2020 un piccolo quotidiano, Il Riformista, pubblicò una serie di articoli nei quali si rispolverava l’accusa a Mescolini di non aver indagato su esponenti del Pd al tempo dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta. Negli stessi frangenti, Forza Italia e Fratelli d’Italia, ripresi dai mezzi d’informazione locali, rilanciavano le stesse accuse. E nei giorni centrali di agosto insinuavano pubblicamente che Mescolini avesse insabbiato l’inchiesta su alcune gare d’appalto del Comune di Reggio, inchiesta che in realtà – anche se i critici non lo sapevano – era già arrivata all’avviso di conclusione delle indagini preliminari il 22 luglio.
Le quattro magistrate vissero questa attenzione mediatica con disagio e si sentirono esse stesse messe in discussione. L’attacco non suscitò però una reazione di solidarietà con Mescolini. Al contrario, Chiesi e le altre diedero in qualche modo credito alle accuse e reinterpretarono retrospettivamente in una chiave di dubbio e di sospetto alcune decisioni del procuratore capo. Proprio gli attacchi di politici del centrodestra e gli articoli che ne riferirono diventarono così la molla che spinse i quattro sostituti a redigere l’esposto al Csm per chiedere la rimozione di Mescolini. (7/fine)
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