REGGIO EMILIA – Il Consiglio superiore della magistratura sta valutando la posizione del procuratore capo di Reggio Marco Mescolini. Sul conto del magistrato c’è un procedimento per presunta incompatibilità ambientale, in cui è confluito anche l’esposto presentato da quattro sostituti procuratori. Questa sera cominciamo un approfondimento di TG Reggio per cercare di capire come e perché si è arrivati a questa situazione.
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26 settembre 2018, Tribunale di Reggio: cerimonia di insediamento di Marco Mescolini nell’incarico di procuratore capo. La nomina da parte del Csm, con un voto pressoché plebiscitario, risale al 4 luglio, quasi tre mesi prima. Tutti sembrano contenti: Mescolini, naturalmente, ma anche i vertici del Tribunale, i rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell’ordine, gli avvocati e i colleghi del nuovo procuratore capo.
Da quel giorno sembra passato tanto tempo. Ma in quell’inizio autunno di due anni e mezzo fa, Mescolini è l’eroe dell’inchiesta Aemilia. 52 anni, originario di Cesena, in magistratura dal ’96, Mescolini è approdato alla Direzione distrettuale antimafia nell’aprile 2010, e subito, sotto l’impulso e il coordinamento del procuratore di Bologna Roberto Alfonso, ha condotto un’inchiesta sul radicamento della criminalità organizzata in Emilia. Un’inchiesta destinata a fare storia e culminata il 15 gennaio 2015 in un’ordinanza del gip di Bologna Alberto Ziroldi nei confronti di 203 persone, 68 delle quali accusate di associazione mafiosa. L’indagine ha svelato l’esistenza di una cosca di ‘ndrangheta con base a Reggio, ne ha individuato i capi e i ‘soldati semplici’, ha alzato il velo sui patrimoni accumulati illegalmente e sulle complicità nel mondo degli affari, delle professioni e delle forze dell’ordine, ha messo in luce i rapporti con alcuni politici.
Un mese dopo l’insediamento di Mescolini, il 24 ottobre 2018, la Cassazione mette il sigillo al processo Aemilia celebrato con rito abbreviato a Bologna. E una settimana più tardi i giudici Caruso, Beretti e Rat emettono la sentenza di primo grado del processo che si è tenuto a Reggio con rito ordinario, in cui Mescolini ha rappresentato l’accusa in aula insieme alla collega Beatrice Ronchi. Quaranta persone condannate nel primo caso, 116 nel secondo per oltre 1.200 anni di carcere. E’ il punto più alto della parabola del magistrato romagnolo. Poi le cose impercettibilmente cominciano a cambiare. (1/continua)
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Mescolini e i suoi nemici: le inchieste e i rapporti con i sostituti in Procura. VIDEO
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Mescolini e i suoi nemici: l’estate calda del 2020 e l’attacco del centrodestra. VIDEO
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