REGGIO EMILIA – Nei giorni scorsi in Sala del Tricolore è stato presentato l’Osservatorio immobiliare 2025, che ha mostrato una confortante fotografia sullo stato di salute del settore tra città e provincia. Le compravendite in ambito residenziale aumentano del 10% e nei primi sei mesi dell’anno sono state più di 3.600. Anche i prezzi delle case crescono, con punte di 4mila euro al metro quadrato nelle zone più pregiate della città. Prezzi inaccessibili per molte famiglie. L’altra faccia della medaglia della crescita del mercato immobiliare, dunque, è la difficoltà di comprare casa per i lavoratori a reddito medio-basso.
In molti casi anche l’affitto è un miraggio. In media 600 euro per un monolocale, 700 per un bilocale: tanti lavoratori arrivati dal sud per fare gli infermieri, gli autisti di autobus o per lavorare nelle case protette non possono permettersi canoni di questo genere. Senza contare che l’offerta è esigua: gli alloggi sfitti in città sono circa 3mila, ma molti proprietari preferiscono tenere gli appartamenti vuoti anziché affittarli.
Su questo abbiamo interpellato il vicesindaco Lanfranco De Franco, che ha anche la delega alla Casa: “La situazione è molto difficile, soprattutto per quei lavoratori con redditi medi che hanno bisogno di una casa in affitto. La Regione, che ha la competenza sul tema, sta mettendo in campo risorse per i Comuni. Dunque, enti e Acer saranno soggetti attuatori di un piano casa importante grazie a fondi europei della Banca degli Investimenti che permetterà di dedicare una parte consistente del patrimonio oggi sfitto di Erp – sfitto perché ha necessità di ristrutturazioni importanti – e con queste risorse riusciremo a mettere a disposizione molti alloggi sul territorio cittadino, provinciale e regionale”.
Chi risponde dunque a questo identikit? ‘”Questi alloggi saranno dedicati a lavoratori della fascia media e che sono concentrati soprattutto nella filiera dei servizi. Quindi, sia servizi pubblici – infermieri, insegnanti, autisti o altro – sia per le realtà che lavorano in appalto coi servizi pubblici”.
Sui redditi bassi e medio-bassi, invece, è il comparto pubblico che deve intervenire, sia con lo strumento delle case popolari che con l’edilizia sociale convenzionata. Ma per ristrutturare i 700 alloggi popolari vuoti a livello provinciale servirebbero dai 10 ai 20 milioni di euro, che i Comuni non hanno. E in lista d’attesa per una casa popolare ci sono 1.600 famiglie.
Leggi anche:
Lanfranco De Franco mercato immobiliare case popolari affitti piano casaMercato immobiliare in ripresa a Reggio Emilia e provincia. VIDEO












