Si è ormai prossimi alle ultime contrattazioni di borsa dell’anno ed i mercati finanziari continuano ad essere scossi dagli stessi driver che nei mesi appena trascorsi hanno fatti il bello e il cattivo tempo: l’inflazione e le politiche monetarie delle Banche Centrali. Dall’inizio del Q4 2022 le principali asset class sono state interessate da un forte rally rialzista -il più persistente in tempi recenti- che ne ha allontanato le quotazioni dai bottom di periodo; come nelle precedenti occasioni, l’upward trend è stato innescato da un miglioramento della dinamica inflattiva, e anche questa volta la lettura dell’indice dei prezzi al consumo USA ha portato denaro sulle piazze di scambio internazionali.
Quando sembrava essere ritornato un minimo di ottimismo fra gli investitori e fra gli addetti ai lavori andava rafforzandosi la sensazione di un imminente ammorbidimento della stretta monetaria in corso, ecco che ci hanno pensato i Governatori delle Banche Centrali a raffreddare i mercati.
Nel meeting di Dicembre di FED e BCE sia Jerome Powell che Christine Lagarde hanno annunciato che nel 2023 continuerà il ciclo di rialzo dei tassi ufficiali di riferimento: i Dot Plot negli Stati Uniti danno per altamente probabile un incremento del saggio di almeno 75 punti base; sebbene l’Istituto europeo abbiamo avuto una comunicazione più vaga, anche se molto aggressiva, difficilmente si discosterà dalla linea del Fomc, per sostenere il cambio nei confronti del dollaro.
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Politica monetaria: cambio di guidance per la Bank of Japan
Nei giorni immediatamente successivi ai meeting FED e BCE, infatti, è arrivata come un fulmine a ciel sereno la decisione della Bank of Japan di aggiornare la propria politica monetaria: il Giappone, fino a quel momento l’unica economia avanzata -per chi considera la Cina un paese emergente- a portare avanti il quantitative easing, ha annunciato il riassorbimento delle misure di stimolo monetario e l’allentamento del controllo della curva dei rendimenti del decennale. Questo improvviso cambio di rotta della BOJ, unita all’atteggiamento hawkish di Powell e Lagarde, ha fatto intendere che nei mesi a venire bisognerà tenere alta la guardia, poiché il clima di incertezza degli ultimi tempi non si è affatto dissipato.
Un ulteriore aumento del costo del denaro potrebbe innescare nuove ondate di vendite sui mercati obbligazionari e questa volta il movimento al ribasso interesserebbe altre aree geografiche appena entrate in quantitative tightening, come appunto il Giappone; anche i titoli azionari, tuttavia, non sarebbero risparmiati dalla lettera: la diminuzione della liquidità nel sistema finanziario fa aumentare la percezione del rischio dei risparmiatori, senza considerare che le società quotate potrebbero presto dover fare i conti con una recessione, o un rallentamento economico nella migliore delle ipotesi, con tutte le conseguenze del caso.
Una strategia per fronteggiare la volatilità
Gli analisti evidenziano come in una fase di incertezza persistente sia opportuno approcciare i mercati finanziari con strategie che uniscano alle allocazioni statiche di portafoglio operatività tattica di breve termine. Con questo espediente nelle situazioni di risk off si può sfruttare la volatilità, che solitamente caratterizza le quotazioni della asset class, per estrarre valore dalle tendenze al ribasso dei corsi dei vari asset, utilizzando i time frame più veloci.
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