CASINA (Reggio Emilia) – Silenzio e imbarazzo. A quasi una settimana dalla decisione della prefettura di Reggio di istituire una commissione d’accesso nel Comune di Casina per verificare la “sussistenza di tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata o di collegamenti con essa”, tutti tacciono. Forse, siamo di fronte a un nuovo caso Brescello, ma nessuno dice niente. Tacciono gli amministratori locali, tacciono i partiti di ogni colore, tacciono le associazioni. Il sindaco di Casina Stefano Costi farà dichiarazioni nella prossima seduta del Consiglio comunale, che era stata calendarizzata prima delle novità di questi giorni.
I membri della commissione arriveranno a Casina dopo Pasqua. Si tratta di tre funzionari della prefettura, con un nucleo di supporto formato da tre rappresentanti di carabinieri, polizia e guardia di finanza. In sostanza, una delegazione del gruppo interforze. Il nocciolo della questione è chiaro: dall’ottobre del 2021 allo scorso dicembre il ruolo di assessore ai Lavori pubblici è stato ricoperto da un imprenditore edile, Tommaso Manfreda, alla cui ditta la prefettura ha negato la richiesta di iscrizione alla white list. Una decisione presa per parentele con “persone considerate non immuni dal rischio di condizionamento da parte della criminalità organizzata”. Questa presenza ha avuto una qualche influenza sull’amministrazione? Come sono stati gestiti i lavori pubblici? Quali procedure sono state seguite per gli appalti? A queste domande la commissione dovrà rispondere nel corso dei prossimi tre mesi, prorogabili di altri tre.
Nel caso di Brescello, la commissione esaminò gli atti amministrativi dei 15 anni precedenti. A Casina il periodo esaminato potrebbe essere più breve. L’esito del lavoro della commissione dipende da ciò che troverà: potrebbe accertare che non vi sono stati condizionamenti oppure trovare elementi che, a seconda della gravità, potrebbero portare fino allo scioglimento del Comune.
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