REGGIO EMILIA – Matilde, Katharina, Ostiliana, Julie. Figlia, moglie, nonna e mamma di Nicolò Melli. Virginia Wolf diceva che “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”, poi finalmente si è capito che si dovrebbe camminare fianco a fianco. Il reggianissimo capitano della nazionale di basket fresca di impresa contro la Serbia ha attorno a sé, tra gli altri, quattro sostenitrici inossidabili che vanno dai sei mesi di vita agli anta. “Devo dire che quando mia moglie mi ha mandato la foto di mia figlia con la mia maglia è stata un’emozione – dice Nicolò Melli – la nonna è contenta e vorrebbe vedermi prima della mia partenza per le Olimpiadi. Ha guardato tutte le partite”.
Ma è alla mamma in particolare che adesso chiederà consigli su come affrontare al meglio un’Olimpiade: l’ex pallavolista Julie Vollertsen a Los Angeles ’84 ha vinto l’Argento per gli Stati Uniti. “Visto il suo risultato clamoroso, le chiederò consiglio eccome, ma mamma è molto modesta: la metterò sotto torchio”.
Di modestia unita alla caparbietà è campione il gruppo che Nicolò Melli guida, ispirandosi a talenti che l’hanno aiutato a crescere. E il primo pensiero è per l’amico Gigi Datome, ufficialmente fuori dai convocati per Tokyo. “C’era un po’ di amarezza dopo la vittoria, perché sapevo che c’era l’ipotesi che lui non ci fosse. Nico Zizis, Gianluca Basile… mi ispiro a loro. Siamo una squadra genuina, a tratti sfacciata, diretta. Avremo un girone interessante e stimolante, ce la giochiamo con tutti”.
Nelle ultime ore i siti specializzati danno per certo il ritorno di Nicolò in Italia dopo due anni in Nba, e per la precisione il ritorno a Milano. Ma la firma non c’è. “Vedremo”. Ma sei contento? “Sì, in generale sono una persona contenta”.
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