REGGIO EMILIA – Nel corso del 2022, tra pensionamenti e trasferimenti, l’organico dei medici di famiglia nella nostra provincia ha perso 29 professionisti. Un analogo quantitativo di professionisti in uscita è previsto per il 2023. Si complicano così le difficoltà nel provvedere al ricambio di queste figure. Ai due canali classici per sopperire alle carenze, vale a dire le graduatorie e i corsi di specializzazione, sono stati aggiunti alcuni espedienti, a partire dai medici settantenni pensionati che per qualche mese proseguono il mestiere. C’è stato poi l’innalzamento del massimale di pazienti seguiti. Lo scorso luglio è passato da 1500 a 1800. L’adesione è a carattere volontario e comunque avrà validità fino a giugno 2023, così stabilisce l’accordo tra Regione e sindacati di categoria, che dovranno probabilmente esprimersi su una probabile proroga.
Un’ulteriore soluzione emergenziale è rappresentata dalle Nat, sigla che sta per nucleo assistenziale territoriale. Il primo era stato introdotto a Puianello, per andare incontro ai pazienti di un medico di Vezzano andato in pensione. Ora sono attivi a Campagnola, Correggio e Rio Saliceto. Si tratta di ambulatori dotati di personale infermieristico e amministrativo. Quest’ultimo risponde alle telefonate, e prende appuntamenti di cui si occupa un medico al pomeriggio. Un secondo medico, in contemporanea svolge le visite domiciliari. Una tipologia di incarichi che viene assegnata a guardie mediche oppure a specializzandi che stanno seguendo il corso di formazione in medicina generale.
“Un’esperienza che non può andare avanti a lungo”, dice Euro Grassi, segretario provinciale della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale, il quale contesta la mancanza di una approvazione di questo progetto in sede di comitato aziendale. “Non dovrebbero esistere – dice – sindacalmente ribadiamo che non li tollereremo più in mancanza di contrattualizzazione”
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