REGGIO EMILIA – Mentre nel resto d’Italia i medici di medicina generale facevano televisite e vigile attesa, nel Reggiano i camici bianchi hanno affrontato la fase più acuta di emergenza sanitaria con iniziative concrete di supporto al sistema ospedaliero e della sanità pubblica.
Sono nati 18 ambulatori Covid che hanno effettuato quasi 6.500 visite nel picco della prima ondata, tra la metà di marzo e fine giugno 2020; si sono associati a 27 Usca, le unità speciali di continuità assistenziali anche quelle attive in residenze per anziani. Tutto questo grazie a una rete di 239 medici di medicina generale in prima linea nella lotta al Covid e nell’assistenza ai pazienti.
Oltre 7mila persone hanno potuto così evitare il ricorso alle strutture di pronto soccorso. Questo mantenendo l’assistenza anche ai propri pazienti con altre patologie. Un’esperienza importante che è stata al centro di un convegno nella sede reggiana di Confcooperative, in occasione del 25° anno di attività di quella che con i suoi 240 soci si colloca tra le esperienze associative europee di riferimento tra i medici di medicina generale.
Ora, però, bisogna guardare al futuro, al rilancio delle cure primarie nell’ottica del Pnrr e degli investimenti regionali. Partono da qui le proposte e le richieste della categoria.
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