RUBIERA (Reggio Emilia) – L’ex presidente del tribunale di Reggio, Francesco Maria Caruso, da un anno in pensione, è tornato ieri sera in provincia per partecipare a un’iniziativa sulla legalità a Rubiera. Il magistrato del processo Aemilia ha fatto chiarezza sulle polemiche di chi insinua siano state trascurate presunte responsabilità di amministratori locali. “I fatti li abbiamo discussi nel processo e notizie occulte non ce n’è, anzi”.
E’ immotivata la campagna tesa ad accreditare l’idea di un’inchiesta monca perché non avrebbe indagato sugli amministratori locali. “Molte cose le abbiamo in qualche modo, come tribunale, promosse, alcuni accertamenti anche d’ufficio”. Quindi ha ragione l’associazione magistrati dell’Emilia Romagna che ha parlato di illazioni? “Sì, ho trovato corretto quel comunicato”.
Il processo Aemilia ha inferto un duro colpo alla ‘ndrangheta, ma come evitare ora che si riaffaccino infiltrazioni criminali nel nostro territorio? “Credo che il fenomeno mafioso sia basato sull’interesse, sul profitto economico, sul controllo dell’economia. Se ci sono posizioni frutto di illecito mafioso bisogna attuare la legge, che è una legge importante, una legge molto efficace che non a caso viene contestata da fonti spesso non del tutto disinteressate”.
Il pensiero va al dibattito sulle intercettazioni, sulle limitazioni annunciate con la riforma del ministro Nordio. “Non mi faccia fare commenti sui politici. Io sono dell’idea che tutto ciò che in qualche modo rallenta, impedisce, ostacola le attività d’indagine in questa fase sia sbagliato”.
Gian Piero Del Monte
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