Gianluca Vinci (deputato di Fratelli d’Italia) – Un fatto gravissimo, Reggio purtroppo non è nuova a grandi varianti di carattere urbanistico passate in pompa magna in Consiglio Comunale, sventolate dal Sindaco di turno ed esponenti del Pd poi finite poco dopo nel nulla, fin troppo facile ricordare l’affare Silk Faw, ancora nella mente di tutti i 12.000 dipendenti nella fabbrica di auto elettriche più grande d’Europa a Gavassa.
Due operazioni molto diverse ma accomunate da due fattori specifici, il primo è una importante variante urbanistica sull’area sede delle future attività, la seconda è che in entrambi i casi i proprietari delle aree oggetto di variante non sono state le imprese che avrebbero realizzato l’opera, e presentate alla stampa e ai cittadini, ma altre, le varianti sono state fatte in entrambi i casi prima dell’acquisto delle aree, mai avvenuto in entrambi i casi.
Allora è giusto, per evitare ogni beneficio ma anche per eliminare ogni ingiusta ombra sull’operato del Comune, che anche in questo caso il Consiglio Comunale rimodifichi immediatamente i piani urbanistici per quell’area, proprio come fatto nel caso Silk Faw, in entrambi i casi la volontà del consiglio era realizzare un progetto specifico, con un interlocutore determinato, non certo modificare i piani per quelle aree a favore dei proprietari che le andranno a vendere ad altri, a prescindere dal fatto che potrebbe essere proprio l’attuale proprietario oggi ad essere interessato all’annullamento degli atti consigliari, ma questo comunque poco conta in quanto nell’agire amministrativo vanno rispettati e applicati il principio di trasparenza e buona amministrazione.
Se l’amministrazione comunale non procederà al ripristino della situazione ex ante, come già fatto, non senza pressioni mediatiche, nel caso Silk Faw, procederò a depositare anche in questo caso un esposto in Procura perché sia verificata la correttezza e buona fede dell’amministrazione nelle modifiche effettuate.
Alessandro Aragona (consigliere comunale e regionale di Fratelli d’Italia) – E’ il culmine di 12 mesi di totale inadeguatezza di questo sindaco, il quale spero faccia una riflessione su come ha agito il suo ruolo e ne tragga le dovute conseguenze. Non è un inciampo, è una cosa estremamente grave che tra l’altro provoca alla città un danno reputazionale enorme sia per il riverbero che la vicenda ha a livello nazionale e internazionale. Parliamo di un gruppo con una dimensione internazionale.
Roberto Salati (segretario provinciale della Lega) – L’amministrazione Massari ha dimostrato tutta la sua inefficienza e incapacità a governare una città e a poterne favorire il suo sviluppo. […] La decisione irrevocabile comunicata dal dott. Luigi Maramotti non lascia spazio a dubbi, è stata causata da un clima politico divisivo e da attacchi alla reputazione del Gruppo Max Mara, da parte del primo cittadino, emersi durante il recente dibattito in Consiglio Comunale. […] Non è possibile far saltare un progetto da oltre cento milioni di euro, peraltro già presentato pubblicamente lo scorso 23 maggio al Tecnopolo e far fallire in questo modo il possibile futuro della città. Una domanda sorge spontanea ed allarma tutti i cittadini di qualsiasi colore politico: Ma da chi siamo amministrati? E’ evidente che siano dilettanti allo sbaraglio. Ritengo che un amministratore che si renda responsabile di tale disfatta, con il gravissimo danno economico e d’immagine arrecato a tutta la città e al territorio, sia obbligato alle dimissioni immediate.
Giovanni Tarquini (Lista Civica per Reggio Emilia) – Le motivazioni della scelta di Maramotti e di Max Mara Fashion Group non lasciano spazio all’immaginazione. Sono molto chiare e rivelano l’inadeguatezza del Sindaco e della sua maggioranza nella gestione di una delle operazioni economiche più importanti se non la più importante. Nel prendere posizione, in modo ideologico, contro l’azienda addirittura provocando un dibattito parlamentare sulla condizione delle lavoratrici è stato dato un colpo all’onorabilità dell’azienda e della famiglia, una spallata al buio al più importante imprenditore locale, alla sua storia e agli effetti positivi che la realizzazione del Polo della Moda avrebbero avuto per la città. È chiaro che i lavoratori vanno tutelati e sui loro diritti non devono prevalere interessi economici di chicchessia, ma l’occasione perduta è a dir poco vitale per Reggio, e la naturale conseguenza dovrebbero essere da parte dei nostri amministratori autocritica e dimissioni.
Il coordinamento cittadino di Forza Italia – La perdita delle Fiere unita al fallimento del progetto del Polo della Moda, con il ritiro di Max Mara, rappresenta un colpo durissimo per Reggio Emilia. Apprendiamo con sconcerto la decisione del Gruppo Max Mara di non procedere all’acquisizione dell’area, dichiarando di voler tutelare il proprio marchio e i propri collaboratori di fronte a un clima di incertezza inaccettabile, generato da una gestione politica approssimativa e ostile.
Forza Italia aveva fin dall’inizio sostenuto convintamente questo progetto strategico. […] Ma l’incapacità dell’attuale amministrazione di sinistra di garantire un dialogo serio con la principale eccellenza industriale del nostro territorio, sommata a un atteggiamento ideologico miope e conflittuale, ha portato alla rottura definitiva di questa opportunità straordinaria. Siamo di fronte a un fallimento clamoroso che certifica la totale irresponsabilità di chi governa oggi Reggio Emilia, incapace di comprendere il valore del tessuto produttivo e di tutelare l’interesse generale della città. […] La città merita un’amministrazione che sappia sostenere chi crea valore e ricchezza, non che scacci investimenti strategici con la propria incompetenza”.
Claudio Guidetti (presidente regionale e segretario provinciale di Azione) – Quanto accaduto in merito al previsto Polo della Moda di Max Mara ha dell’incredibile. Il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale hanno permesso che un progetto urbanistico e industriale di grande rilevanza per la città — ampiamente condiviso e strategico sotto ogni profilo — venisse compromesso da dinamiche sindacali interne all’azienda, del tutto estranee all’azione politica e amministrativa che dovrebbe stare alla base di chi deve guidare una città complessa nelle sue relazioni sociali ed economiche. […] Azione chiede al Sindaco e al Partito Democratico di onorare gli impegni assunti in sede di programma elettorale, avviando un deciso cambio di passo che rimetta al centro il lavoro, la sicurezza, il rilancio e la crescita di Reggio Emilia. Questo investimento è molto importante per il nostro territorio. In questo quadro di grande interesse generale, Azione Reggio Emilia azione Reggio Emilia si è coordinata con il senatore Lombardo che sta presentando un’interrogazione parlamentare al Ministro per accertare responsabilità politiche e ripristinare clima idoneo al progetto di investimento nel Polo della moda.
Ma oltre al merito specifico, già di per sé molto grave, è necessario porre con forza la questione politica tutta interna al centro sinistra: l’Amministrazione guidata da Marco Massari sembra aver imboccato una strada ideologica e massimalista, ferma a logiche del secolo scorso, che ha già mostrato i suoi limiti nel recente disastro referendario. Una linea politica distante da quella cultura di governo moderna e pragmatica che serve oggi al Paese e alla nostra città. […] Ciò che è accaduto oggi è la Caporetto della cultura riformista dello sviluppo, quella capace di coniugare merito e bisogni, crescita e diritti.
Cristian Sesena (segretario generale della Cgil di Reggio) – La decisione di Max Mara di non dar seguito agli impegni presi con l’Amministrazione Comunale appare strumentale e davvero incomprensibile. La vertenza delle lavoratrici di Manifatture San Maurizio non ha nessun legame con il piano urbanistico approvato il 23 giugno scorso, e come Cgil mai abbiamo chiesto di subordinare l’approvazione di quest’ultimo ad una felice soluzione dei problemi delle maestranze interessate dalla agitazione sindacale.
Nell’incontro con il sindaco le stesse lavoratrici hanno espresso il loro plauso al voto consigliare, riconoscendo il valore per Reggio Emilia di quel piano di recupero, chiedendo nel contempo che il tema qualità del lavoro rimanesse in agenda per il futuro.
Il posizionamento del Gruppo pare improntato ad una “lesa maestà” ed ad una visione padronale che supera i confini della fabbrica per estendersi alla città tutta e la dice lunga di quanto schemi e logiche del secolo scorso continuino a essere tenuti pervicacemente in vita.
Particolarmente gravi appaiono le accuse al sindaco, e a quei consiglieri comunali, cui va la nostra piena solidarietà, che avrebbero chiesto, auspicato, in sede di discussione del piano urbanistico, anche una soluzione positiva della vertenza in atto.
Il dibattito politico, il rispetto delle opinioni anche diverse, l’agire democratico di una Amministrazione pubblica, non devono mai essere soggette a condizionamenti o approvazione di un gruppo industriale, seppur importantissimo come quello rappresentato dalla famiglia Maramotti.
Nel ribadire la nostra genuina volontà di dialogo verso la direzione aziendale, non possiamo però esimerci dal ribadire che non tollereremo in alcun modo, forme di pressione, ritorsione, colpevolizzazione dirette e indirette, verso le lavoratrici e i lavoratori di Manifatture San Maurizio che hanno solo avuto il coraggio di denunciare condizioni davvero poco in sintonia con i tempi e gli standard di qualità del lavoro che un colosso industriale come Max Mara dovrebbe prefiggersi di garantire ai suoi addetti.
Rosamaria Papaleo (leader Cisl Emilia Centrale) – Credo si debba fare di tutto per riprendere un percorso che fa bene a Reggio Emilia, alla sua economia, all’occupazione e all’interesse generale. Cisl è l’unico sindacato che ha sostenuto da subito questo investimento e oggi ribadisce che il Polo della Moda rafforza un intero comparto e realizza un forte interesse pubblico, come deliberato dal Consiglio comunale. A meno che qualcuno non ritenga che tutto ciò sia carta straccia o genuflessione al privato. Bene, Cisl non la pensa così. Ora serve andare oltre le barricate e trovare un’analisi condivisa che si chiama Reggio Emilia. Max Mara poteva investire ovunque, ma ha scelto la sua città e questo va riconosciuto al gruppo. Così come, chi conosce la burocrazia italiana sa che il Comune ha messo il turbo per accogliere questo investimento.
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