REGGIO EMILIA – Si chiama “desertificazione sanitaria”: significa impoverimento dell’offerta sanitaria alla popolazione a causa della mancanza di medici e infermieri in rapporto anche a un incremento della domanda di assistenza sanitaria, all’aumento della popolazione e al cambiamento delle caratteristiche demografiche di quest’ultima.
Tra le province più colpite da questo preoccupante fenomeno figura anche quella di Reggio Emilia. La figura del medico a gettone è proprio l’unica soluzione cavalcabile a breve termine? “Il ricorso ai medici a gettone è nato proprio perché non avevamo personale interno – ha spiegato Cristina Marchesi, direttrice generale dell’Ausl reggiana – Dobbiamo puntarci perché saranno coloro che gestiranno i nostri pronto soccorso nel futuro”. Quanto tempo servirà per superare questo sistema-tampone? “Dipende da come andranno le iscrizioni nei prossimi anni. I posti sono stati ampliati, ma la professione ha perso appeal”.
Non è un paradosso che il tetto di spesa delle aziende sanitarie per i dipendenti sia fermo a 20 anni fa, mentre di fatto non ci sia limite di spesa per le esternalizzazioni? “Nell’emergenza-urgenza siamo così in carenza che il problema non è il tetto di spesa, ma che non ci sono medici”, ha aggiunto la Marchesi.
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