REGGIO EMILIA – Dura presa di posizione dell’ANCI di Reggio Emilia sulla manovra finanziaria 2026 che, secondo l’associazione degli enti locali, conferma quegli accantonamenti e quelle riduzioni di risorse già ritenuti inaccettabili negli anni passati. Una scelta che, se confermata in sede di approvazione definitiva, si abbatterà sui bilanci comunali, già messi a dura prova dall’aumento dei costi generali e dagli adeguamenti contrattuali del personale, sostanzialmente non coperti da risorse aggiuntive.
Secondo le stime elaborate da ANCI, restano in vigore accantonamenti per oltre 2 miliardi di euro fino al 2029. Per la provincia di Reggio Emilia ciò significa una perdita potenziale di circa 15–18 milioni di euro.
A questa situazione si aggiungono gli aumenti contrattuali del personale comunale, legati al rinnovo del CCNL Funzioni Locali 2025–2027. Il costo medio stimato per i Comuni italiani è di oltre 1,1 miliardi di euro nel triennio, pari a un incremento medio del 5,8% del monte salari, a fronte di insufficienti stanziamenti statali in merito di 50 milioni nel 2027 e 100 nel 2028.
Per i Comuni della provincia di Reggio Emilia ciò si traduce in un onere stimato di 14–16 milioni di euro nel triennio, di cui 5–6 milioni nel solo 2026. “Si tratta di spese giuste e necessarie — sottolinea il coordinatore di Anci Reggio, Emanuele Cavallaro – perché riconoscono il lavoro di chi garantisce ogni giorno servizi essenziali, ma che riducono ulteriormente la capacità di investimento dei Comuni in assenza di trasferimenti compensativi”.
Anche il fondo nazionale destinato agli investimenti dei Comuni è stato ridotto di 120 milioni di euro, a fronte dell’avvio di altre procedure targate PNRR, la cui efficacia è però ancora da misurare. Anche le entrate fiscali dei Comuni sono sostanzialmente bloccate. Ricordiamo ancora una volta che gran parte dell’IMU di fabbriche e zone produttive va allo Stato, nonostante si chiami “Imposta Municipale Unica”. Eppure, proprio chi produce e muove camion e persone ha bisogno della manutenzione delle strade e della sicurezza garantita nei luoghi di lavoro.
Tra le criticità più gravi della manovra, ANCI Reggio Emilia segnala il sottofinanziamento dei servizi per le persone con disabilità, in particolare per l’assistenza scolastica e domiciliare. A livello nazionale, il costo dell’assistenza educativa e alla comunicazione (ASACOM) ha superato i 600 milioni di euro, a fronte di trasferimenti statali inferiori a 170 milioni. Applicando una stima proporzionale e considerando la particolare intensità dei servizi nel nostro territorio — a partire dagli educatori scolastici — il gap di copertura per la provincia di Reggio Emilia è di circa 14–15 milioni di euro annui, che i Comuni oggi devono sostenere con risorse proprie per non ridurre i servizi agli studenti disabili e alle loro famiglie. Questa sproporzione non è solo un problema contabile: è una questione di dignità e di diritti, che richiede un intervento immediato da parte dello Stato.
ANCI Reggio Emilia si unisce alla posizione espressa dal presidente nazionale Gaetano Manfredi e dal Direttivo ANCI, chiedendo al Governo e al Parlamento un confronto concreto e costruttivo per rivedere le misure della manovra e garantire ai Comuni condizioni di sostenibilità. Non servono ulteriori tavoli di discussione, ma scelte politiche chiare, che restituiscano ai Comuni la possibilità di programmare nel lungo periodo. I Comuni non chiedono privilegi, ma rispetto per il ruolo che svolgono ogni giorno. Senza risorse e autonomia, non c’è coesione sociale, non c’è cultura civica e non c’è futuro per i territori.













