REGGIO EMILIA – Nel periodo antecedente alle elezioni fanno la loro comparsa diventando parte dell’arredo urbano. I rettangoli zincati destinati alle affissioni sono previste da una legge del 1956.
Una presenza sempre più anacronistica, tuttavia, in grado magari di intenerire coloro che sono più in là con l’età, per via della capacità dei tabelloni di evocare ricordi. Per le giovani generazioni, invece, è facile che si tratti di oggetti non ben identificati. Colpa, si sa, dei nuovi mezzi di comunicazione. Nell’era dei social, la propaganda viaggia in prevalenza sui telefonini. E sugli schermi dei dispositivi spesso l’occhio cade anche quando ci si trova per strada, magari proprio mentre si cammina a fianco di una fila di pannelli elettorali, ripetiamo, sempre più sguarniti di slogan e faccioni.
Lo hanno capito le forze politiche, che infatti hanno ridotto i propri investimenti su questo canale di propaganda. L’installazione delle plance, tuttavia, è rimasta obbligatoria con la consueta diffusione di un tempo. Il comune capoluogo, ad esempio, per montarle e suddividerne gli spazi assegnandoli alle liste in corsa spende oltre 8.500 euro. Un costo soltanto per metà a carico dello Stato.
I luoghi delle installazioni rimango sempre gli stessi nel corso degli anni. Succede anche a Cavriago, nella zona industriale di Corte Tegge. Nonostante la mensa della Cir dal 2019 si sia trasferita in nuovi locali non lontano da qui, i pannelli sono stati fissati davanti all’ingresso dell’edificio che un tempo faceva da ristorante ma che oggi è dismesso. Il risultato è surreale: da una parte, in mezzo a un parcheggio deserto, compaiono residui di manifesti risalenti a precedenti appuntamenti con le urne; sul lato opposto, soltanto un pannello su cinque ospita i cartelloni delle campagne in corso per Europee e Amministrative.
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