REGGIO EMILIA – Un cartello con la scritta “giornalisti come Goebbels”, il ministro della propaganda del Terzo Reich. Il coro scandito a ripetizione, “giornalisti terroristi”.
Se nelle due precedenti manifestazioni organizzate in città, nelle scorse settimane, gli oppositori del Green Pass di fronte alle telecamere si erano in molti casi limitati a rifiutare di rispondere alle domande dei cronisti presenti, girando le spalle agli obiettivi, nel tardo pomeriggio di ieri nel corso del corteo sfilato da piazza della Vittoria a piazza Prampolini c’è chi è andato oltre, con atteggiamenti prima di scherno e provocatori, poi anche intimidatori all’indirizzo della nostra operatrice di ripresa Ines Conradi, in servizio sul posto e costretta in un frangente ad abbassare il proprio strumento professionale.
La nostra cameraman era lì per svolgere il proprio lavoro: stava esercitando il diritto di cronaca, documentando un evento pubblico in un’area pubblica. Punto. Molto semplicemente, andrebbe ricordato che le dittature, quelle vere, spesso nascono non quando si applica la Costituzione per motivi di salute pubblica, ma quando i giornalisti vengono scherniti, intimiditi se non – come accaduto purtroppo in altre piazze italiane – spintonati e allontanati tra gli applausi, e sembra non sia successo niente.
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