CASINA (Reggio Emilia) – Fabio Filippi, ex consigliere regionale di Forza Italia, si schiera dalla parte di Tommaso Manfreda, l’imprenditore che si è dimesso dalle cariche di assessore e consigliere comunale a Casina dopo che la sua impresa edile è stata esclusa dalla white list della Prefettura. Ieri gli enti locali reggiani hanno deciso di reagire con una strategia comune all’offensiva legale di Manfreda che, oltre a fare ricorso al Tar di Parma contro l’esclusione dalla white list, punta alla sospensione dei protocolli antimafia.
Proprio questa scelta dei sindaci ha spinto Filippi e la moglie Daniela a prendere pubblicamente le parti di Manfreda: ‘Tommaso – scrivono i due in una sorta di lettera aperta – non lasciarti intimorire da chi, forte di tessera di partito, si permette di fare la morale a te che con il tuo onesto lavoro autonomo hai sempre contribuito a preservare la nostra economia, a garantire un lavoro onesto sul territorio e a promuovere la cultura della legalità. Difendersi per potere continuare a lavorare – conclude Fabio Filippi – non significa dare aiutini alla mafia o attaccare la cultura antimafia, ma significa esercitare un proprio diritto in un paese ancora libero’.
Bisogna precisare che la linea degli enti locali reggiani a difesa dei protocolli antimafia è stata condivisa da tutti i 42 sindaci, compresi quelli espressione del centrodestra o di liste civiche.
Tommaso Manfreda ha affidato a una nota dei suoi legali la sua posizione
Nessuno mette in discussione il rispetto della legalità e l’importanza degli sforzi delle istituzioni in tal senso, questo è fuori dubbio come è fuori dubbio che chi confonde il fatto di ricevere un diniego all’iscrizione alla white list con l’appartenere alla criminalità organizzata non è in grado di parlare di tutela della legalità poiché la legalità si fonda appunto sulla legge e sui principi che hanno portato il legislatore a scrivere la norma in esame sulle interdittive.
Ribadiamo nuovamente in modo chiaro e univoco che l’azione promossa è a tutela dei diritti di un cittadino e non è contro la lotta alla mafia.
Abbiamo portato all’attenzione dell’Autorità Giudiziaria competente, con gli strumenti che la legge prevede – e quindi nel pieno rispetto della legalità – una circostanza chiara: il protocollo di legalità in questione contrasta con la legge che limita gli effetti delle interdittive ai soli rapporti con la P.A. e non con i privati.
Non si tratta quindi di attaccare un sistema di contrasto alla criminalità, si tratta, come, prevede la legge, di tutelare i diritti privati di un cittadino, diritti tutti costituzionalmente garantiti quali il lavoro e la libertà d’impresa, nulla più.
Avv. Valter Pompeo Azzolini
Prof. Avv. Paolo Colombo
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