REGGIO EMILIA – Un’inaspettata sentenza del Consiglio di Stato ribalta un pronunciamento del Tar di Parma del 2016 che aveva giudicato inammissibile uno dei ricorsi presentati dai fratelli Pasquale, Luigi e Francesco Brescia, il primo dei quali condannato a 13 anni per associazione mafiosa nel processo Aemilia e a 6 mesi per la lettera di minacce mafiose al sindaco Luca Vecchi.
La vicenda è quella del maneggio di Cella, demolito nel luglio di tre anni fa e realizzato dalla società Brecongen dei fratelli. L’atto impugnato, scrive l’agenzia Dire, è, nello specifico, un’ordinanza del Comune del luglio del 2012 in cui veniva contestato l’illecito di “lottizzazione abusiva” di cui si imponeva la cessazione, prevedendo inoltre dopo tre mesi “l’acquisizione al patrimonio comunale nonché la demolizione a cura del Comune medesimo” delle opere non autorizzate.
Secondo il Consiglio di Stato, l’azione amministrativa è stata viziata da “un evidente difetto di istruttoria e di motivazione” e la demolizione “è intervenuta nel luglio 2019, a oltre 20 anni dalla prima contestazione dell’abuso, ponendo nel nulla quella tempestività della sanzione che la legge delinea con una precisa scansione temporale”, dice ancora il Consiglio di Stato. Pare che non finisca qui. L’amministrazione fa sapere di essere al lavoro nel valutare come far valere le proprie ragioni, ritenendo di aver agito correttamente con l’obiettivo dell’interesse del bene pubblico.
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