PARMA – Dal sogno di una stazione dell’alta velocità ferroviaria, che sogno rimane, salvo scelte clamorose del Governo, alla probabile chiusura dell’aeroporto. E’ la situazione che sta vivendo la vicina Parma dove il piccolo scalo intitolato a Giuseppe Verdi é sempre più in crisi e potrebbe a breve cessare l’attività.
E’ notizia delle ultime ore, infatti, il mancato aumento di capitale di Sogeap, la società di gestione della struttura la cui quota di maggioranza é detenuta dal gruppo canadese Centerline, con l’Unione Parmense degli Industriali in minoranza. Una emergenza che salvo colpi di scena potrebbe sancire lo stop.
Una situazione che non rappresenta tuttavia una sorpresa, visto che stiamo parlando di uno scalo che di fatto non é mai decollato veramente dal suo ampliamento avvenuto a fine anni ’90, con bilanci costantemente in rosso: 133mila i passeggeri registrati nel 2024 (30esimo scalo in Italia), solo quattro le destinazioni coperte nel 2025 (Cagliari, Chisanau, Olbia e Palermo): pochi voli alla settimana, insomma, con costi insostenibili dunque per il mantenimento di una infrastruttura in cui il mondo industriale e la politica della città d’oltre Enza hanno sempre creduto molto.
Negli anni scorsi da Parma si partiva in modo sporadico per Londra, Parigi, Trapani, Lampedusa, Malta. Mete scelte anche da non pochi turisti reggiani, ma che non sono rimaste in piedi. Il ‘de profundis’ é vicino. E allora Parma é pronta a rilanciare la campagna per l’alta velocità, in concorrenza con Reggio: solo due giorni fa l’ex sindaco e attuale consigliere regionale Pietro Vignali (Forza Italia) é tornato a invocare la realizzazione di una fermata nella frazione di Baganzola. Visti i chiari di luna, sembrano più parole per lusingare la proverbiale grandeur ducale.
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