SCANDIANO (Reggio Emilia) – In questi giorni la gran parte di noi vive di telefono. E poi c’è chi darebbe qualunque cosa per non sentirla, la suoneria di quel cellulare. Sono i famigliari dei malati ricoverati per Coronavirus. In ospedale il tempo è così poco che viene tutto dedicato alla cura dei pazienti e la telefonata ai parenti arriva in un caso: quando c’è un peggioramento. Tenisca Spallanzani quella chiamata l’ha ricevuta. Primi sintomi il 27 febbraio, ricovero il 4 marzo, decesso il 14. La sua mamma, Mirca Martinelli, è morta nell’arco di dieci giorni. “Mi chiedi cosa si prova a non salutare il proprio caro… io a mia mamma avevo detto tutto in vita, però il non poterle stare accanto è stato massacrante”.
Il messaggio agli irresponsabili è chiaro: “Basta un piccolo gesto, quello di stare in casa, e invece c’è chi ancora fa la corsetta o magari va a fare la spesa una volta al giorno”.
Anche nella sua testa, tra le tante, c’è un’immagine: è quella dei sanitari. Vestiti come astronauti, sono quel contatto umano che accoglie l’ultimo desiderio di una paziente. E quell’immagine lì per Tenisca ha il volto di un’infermiera in particolare. “Mia mamma voleva una coca cola, e lei gliel’ha portata. Mi immagino la svestizione, e di nuovo la vestizione per rientrare nel reparto…avrà impiegato almeno 40 minuti per compiere un gesto per mia mamma. Stanno veramente facendo l’impossibile”.
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