REGGIO EMILIA – C’è una vicenda che probabilmente rimarrà unica in Italia. E’ il caso di una coppia reggiana di cinquantenni che tre anni fa circa ha avuto un bambino in California, attraverso la pratica della fecondazione surrogata. Nello specifico, la donna portatrice ha fornito sia l’ovocita sia l’utero. Nessun problema, se non al rientro a Reggio Emilia: la signora è stata indagata dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani per alterazione di stato e falso in atto pubblico, per aver dichiarato all’anagrafe di essere la mamma del bambino. Cosa sacrosanta, ma non per la biologia, e quindi non per la legge italiana.
Assistita dall’avvocato Liborio Cataliotti, la donna è stata prosciolta già in fase di indagini preliminari. Ma il riconoscimento come mamma? E’ scattato il filone civilistico, che ha condotto anche in questo caso a un successo: il tribunale della città presso il cui consolato era stata fatta la prima dichiarazione genitoriale ha premiato la linea rappresentata dall’avvocato Gianni Franzoni, riconoscendo prevalente il diritto del bambino ad avere due genitori.
La signora reggiana è stata quindi dichiarata ufficialmente madre del piccolo, appena prima che la Cassazione stabilisse un’altra cosa: “Che il genitore non biologico, ma intenzionale, deve procedere con l’adozione speciale”, ha spiegato Cataliotti. Fratelli d’Italia ha presentato una proposta di legge che addirittura mira a punire, al rientro, queste coppie: “Mi sembra semplicemente follia”, ha commentato l’avvocato che cita il necessario principio di reciprocità dell’ipotetico reato, in questo caso assente. “Sarà una conquista che la morale renderà lunga e farraginosa, nel frattempo occorre normare le situazioni sia per i genitori intenzionali sia per i diritti dei bambini ma non solo, senza che debbano ricorrere alle regole vetuste dell’adozione”, ha concluso il legale.
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