REGGIO EMILIA – Secondo un’indagine messa a punto in questi giorni dall’ufficio studi della Lapam Confartigianato, il 13,8% della superficie della zona di collina e Appennino è a rischio frane elevato o molto elevato. Parliamo di un’area che comprende 11mila abitanti e 860 imprese. “Servono investimenti”, dice la Lapam, l’appello che da più parti viene fatto. Ma con quale pianificazione? E con quali fondi?
Negli studi de Il Graffio sia Nico Giberti, delegato alle Infrastrutture per la Provincia, sia il direttore di Aipo Gianluca Zanichelli hanno detto come nel corso degli anni ai problemi in aumento sia corrisposto un calo di risorse. Giberti ha fatto i conti dalla riforma delle Province in poi, sottolineando come, grazie agli interventi dell’ente reggiano, nel 2022 le frane attive sul nostro territorio fossero calate da 80 a 69. “In 8 anni, abbiamo dovuto ridare allo Stato 120 milioni”.
Chiaramente, non tutti i 120 milioni sarebbero serviti a investire nella prevenzione, ma una percentuale consistente sì. Aipo lamenta un sottorganico di personale oltre al medesimo problema.
Tra gli ospiti, anche il vicepresidente del Centro Italiano per la riqualificazione fluviale, Giuliano Trentini, che ha un’idea precisa dell’approccio che ci deve essere per contenere i rischi di eventi eccezionali, che però oggi fanno registrare un tempo di ritorno molto più breve: “Arretriamo le opere e diamo più spazio ai fiumi”.
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